martedì 20 novembre 2018

Le turbine

Le turbine sono macchine molto versatili, trovano impiego in motori a getto, motori turbocompressi e impianti di generazione di energia elettrica.
I primi esempi di turbine nella storia potevano essere i mulini a vento ed i mulini ad acqua.
In uno schema molto semplice infatti, la turbina è composta da una parte fissa chiamata stadio o statore ed una parte mobile chiamata girante o rotore, passando, il fluido, cede energia alla girante mettendola in movimento.
Le turbine assumono poi nomi diversi se impiegate per svolgere il lavoro inverso, infatti possono essere impiegate per cedere energia meccanica ad un gas (compressore) o ad un fluido (pompa).
Immagine 3D di turbina Wells

Esistono diversi tipi di turbine ovviamente, ognuna con particolarità ed applicazioni diverse

  • Turbina Pelton, molto utilizzata su impianti idroelettrici con portata contenuta.
  • Turbina Francis, la classica turbina a chiocciola.
  • Turbina Kaplan, ideale per salti idrici contenuti ma con grande portata.
  • Turbina a bulbo, un tipo di turbina Kaplan con la girante inserita direttamente nella condotta.
  • Turbina Curtis, adatta per impianti a vapore, vantaggiosa grazie a dimensioni contenute e la possibilità di regolazione.
  • Turbina di Tesla, caratterizzata dall'assenza di palette sulla girante che invece è semplicemente un disco con superficie ruvida.
  • Turbina Banki, la palettatura è parallela all'asse, molto usata negli impianti di condizionamento e trattamento aria.
  • Turbine VLH, nate nel 2003 in Francia, sono turbine nate per salti idrici molto contenuti.
  • Turbine Wells, la loro particolarità è quella du ruotare nello stesso senso anche invertendo il flusso. Anche le turbine a bulbo possiedono questa proprietà.
Le turbine Wells sono oggi utilizzate per nuovi impianti di generazione elettrica, questi impianti sfruttano le maree e sono chiamati mareomotrici.

lunedì 5 novembre 2018

Obsolescenza programmata

Telefono lento? La batteria non tiene più la carica? Potrebbe trattarsi di obsolescenza programmata.
Icona di batteria scarica con percentuale
L'obsolescenza programmata consiste nel repentino e drastico decadimento delle funzionalità di un dispositivo elettronico o di altre categorie merceologiche, volto all'acquisto di altri prodotti più nuovi o più costosi.
Ovviamente è una politica scorretta che alcune aziende usano perchè il mercato dei propri prodotti non arrivi mai a saturarsi provocando nel consumatore il bisogno urgente di sostituire il bene.
L'origine del fenomeno risale al secolo scorso, fra i primi esempi vi erano le lampadine a filamento con vita di appena mille ore e i collant da donna in cui la fibra di nylon veniva indebolita per facilitarne la rottura.
Oggi le dinamiche con le quali si applica l'obsolescenza programmata sono cambiate, non esiste una stanza con il bottone rosso per mandare il tilt i dispositivi elettronici più vecchi ovviamente, ma spesso gli aggiornamenti di firmware e sistemi operativi vengono progettati per portare benefici prestazionali ai dispositivi di nuova generazione e, al contempo, ridurre notevolmente le qualità tecniche di dispositivi più vecchi.