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giovedì 2 maggio 2019

Fusione nucleare, un primo passo è stato compiuto

Con l'aumentare dei gas serra e l'insostenibilità dei combustibili fossili è ormai chiaro che bisogna ripensare l'energia del futuro anche perchè la richiesta energetica è sempre maggiore, ma le fonti alternative come l'eolico ed il fotovoltaico stentano a crescere di pari passo. Le politiche applicate alle centrali termonucleari sono invece controverse, esistono paesi, come l'Italia, che sono assolutamente contrari e paesi che invece stanno costruendo nuovi reattori, tuttavia i rischi legati a questa tecnologia sembrano troppo elevati e la produzione di scorie radioattive difficili da smaltire resta un grosso problema.
Simbolo dell'energia nucleare
Una possibile soluzione alle crescenti necessità energetiche e ambientali arriva da una cooperazione scientifica internazionale che, a cavallo tra la Francia e la Cina, ha già compiuto non uno, ma ben due passi verso l'energia pulita del futuro.
Quello di cui si parla è un nuovo modello di reattori nucleari, capaci di generare elevatissime potenze ma senza la produzione di scorie radioattive e senza rischio di catastrofi come quelle di Chernobyl o di Fukushima, questi reattori nucleari sfrutterebbero infatti la fusione nucleare e non più la fissione nucleare.
Purtroppo i tempi di realizzazione del progetto sono ancora lunghi, si parla infatti di un primo impianto a fusione nucleare solo nel 2030, ma del resto il progetto è ambizioso, la fusione degli atomi leggeri di idrogeno si verifica solo a centinaia di milioni di gradi e per poter produrre energia deve poter durare nel tempo, al momento è stata raggiunta una temperatura di cento milioni di gradi in un primo test ed una durata di poco più di un minuto e mezzo nel secondo test, ma si calcola di dover arrivare a centocinquanta milioni di gradi e di poter mantenere questa temperatura costante per tempi "indefiniti".

lunedì 29 aprile 2019

Auto elettriche, è davvero una scelta ecologica?

Ha fatto scalpore, qualche settimana fa, la notizia delle colonnine elettriche per la ricarica delle vetture di Formula E (la versione completamente elettrica della Formula 1) che, durante la tappa italiana corsa a Roma, erano alimentate da generatori elettrici a gasolio. In effetti gli esperti del settore automobilistico forse già avevano alcuni dubbi riguardo l'effettiva convenienza ecologica delle auto elettriche, tesi avvalorata peraltro da diversi studi ed analisi, ultima in ordine cronologico quella del Ces-ifo di Monaco di Baviera che ha messo a confronto le emissioni di una Mercedes con motore diesel e una Tesla model 3.

Ma come può un'auto interamente elettrica inquinare più di un'auto con motore diesel?
Le auto elettriche ecologiche sono a zero emissioni?


  • Innanzi tutto le batterie utilizzate per stoccare l'energia elettrica, la tecnologia odierna ci consegna quelle agli ioni di litio, queste batterie sono però difficilissime da smaltire una volta esaurito il loro ciclo di vita oltre a richiedere enormi emissioni di co2 in fase di produzione, quindi sono inquinanti due volte!
  • La stessa elettricità usata per la ricarica potrebbe essere piú inquinante del gasolio, questo perché circa il 75% del fabbisogno mondiale di elettricità viene coperto da centrali che sfruttano il calore prodotto da combustibili fossili, in particolare il carbone, la fonte combustibile più inquinante, serve ancora il 25% del fabbisogno mondiale.
Dunque la conclusione sembra essere questa, le auto elettriche saranno realmente ecologiche e ambientalmente sostenibili quando anche l'energia elettrica lo sarà.

martedì 26 marzo 2019

Inquinamento da plastica

Quando si parla di inquinamento il pensiero va subito ai gas serra, al CO2, al particolato ed al riscaldamento globale, ma questi sono solo una parte dei problemi che dovremo affrontare negli anni avvenire, esistono altre forme di inquinamento altrettanto pericolose e che, silenziosamente, stanno soffocando il nostro pianeta.
Bottiglia di plastica schiacciata
L'inquinamento dovuto alla plastica è uno dei più temibili per il futuro dell'uomo sulla Terra, a risentirne è l'aria quando, specie nei paesi del terzo mondo, i rifiuti vengono bruciati al fine di ridurne il volume e la plastica produce diossina, una sostanza estremamente cancerogena, ma a risentirne sono anche e soprattutto i mari dove ogni anno finiscono tonnellate di rifiuti.
Per capire l'entità del problema bisogna però chiarire un aspetto importante, con il termine "plastica" viene identificata una "famiglia" di materiali decisamente ampia, dal PET al PVC al polistirene o al plexiglass, sono solo alcuni dei loro nomi, ne esistono tantissimi, ognuno con proprietà tecniche e fisiche diverse e grazie alle quali questi materiali trovano impiego in qualunque aspetto della nostra vita quotidiana e proprio per questo motivo la plastica rappresenta un'altissima percentuale dei nostri rifiuti.
Una delle caratteristiche che accomuna tutti questi materiali rendendoli adatti a svolgere gran parte delle loro funzioni è la forte resistenza ai vari agenti esterni dovuta alla loro composizione chimica, ma è questa stessa caratteristica a renderli una minaccia seria per il pianeta, qualunque tipo di plastica infatti impiega tantissimo a disciogliersi nell'ambiente, basti pensare che i primi manufatti realizzati con materie plastiche risalgono alla seconda metà del XIX secolo, intorno al 1860 e, secondo gli studi effettuati, nessun oggetto in plastica si è ancora disciolto nell'ambiente.
Nei mari il problema è talmente diffuso che ad oggi esistono diverse "isole" di rifiuti plastici galleggianti che vengono raggruppati dalle correnti, ancora peggio se si pensa che solo il 20% della plastica dispersa in mare si trova in superficie ed è facile immaginare cosa si possa trovare sui fondali.
A pagare il prezzo più alto dell'inquinamento da plastica in mare sono ovviamente pesci ed uccelli marini, questi si trovano infatti a mangiare le microplastiche ovvero oggetti di plastica che degradandosi si rompono in pezzi inferiori ai 5 millimetri. Tutto questo oltre a causare spesso la morte degli animali comporta problemi anche per l'uomo, alcune sostanze della plastica vengono infatti assimilate dai pesci e dagli uccelli e quando questi vengono consumati queste stesse sostanze vengono assimilate anche dall'uomo. Ad oggi non si sa quali problemi possano portare queste sostanze, ma sembra che siano presenti in quantità piccole ma misurabili nell'uomo adulto.
Per chi volesse saperne di più di questo problema in questo link trova un servizio de "Le Iene" che spiega il problema  dell'inquinamento da plastica molto bene.