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giovedì 2 gennaio 2020

Il progetto non è sostenibile, Dyson si arrende!

Avevo già scritto in un post precedente di come il signor Dyson, proprio quello degli aspirapolvere e degli asciugacapelli (giusto per citare due prodotti di punta), volesse entrare nel settore delle auto elettriche.
A dire il vero, quello di Dyson, sembrava più di un progetto, tanto che erano già stati investiti molti soldi in particolare per l'acquisto di un ex aeroporto in Inghilterra, destinato a centro per le prove tecniche dei prototipi delle auto, e per l'acquisto di quello che sarebbe diventato il plant produttivo, situato in territorio asiatico.
Qualche mese fa è poi arrivato il "dietrofront", secondo il team messo su appositamente da Dyson, il progetto "non è sostenibile" e per questo è stato messo in vendita per intero.
Ovviamente la non sostenibilità del progetto era riferita a questioni economiche, il problema sarebbe quello di un costo eccessivo in fase di produzione delle auto, questo richiederebbe un prezzo di vendita troppo elevato e ridurrebbe la nicchia di mercato a cui riferirsi riducendo anche i profitti, tuttavia in molti, forse anche per la dicitura non sostenibile, hanno trovato un nesso con un altro aspetto delle auto elettriche di cui avevo già parlato in un altro post, ovvero il dubbio che queste siano davvero meno inquinanti delle classiche auto con motori diesel o benzina.
Qualunque sia l'idea di "non sostenibilità" resta il fatto che non vedremo in giro per le strade le auto elettriche a marchio Dyson.

lunedì 29 aprile 2019

Auto elettriche, è davvero una scelta ecologica?

Ha fatto scalpore, qualche settimana fa, la notizia delle colonnine elettriche per la ricarica delle vetture di Formula E (la versione completamente elettrica della Formula 1) che, durante la tappa italiana corsa a Roma, erano alimentate da generatori elettrici a gasolio. In effetti gli esperti del settore automobilistico forse già avevano alcuni dubbi riguardo l'effettiva convenienza ecologica delle auto elettriche, tesi avvalorata peraltro da diversi studi ed analisi, ultima in ordine cronologico quella del Ces-ifo di Monaco di Baviera che ha messo a confronto le emissioni di una Mercedes con motore diesel e una Tesla model 3.

Ma come può un'auto interamente elettrica inquinare più di un'auto con motore diesel?
Le auto elettriche ecologiche sono a zero emissioni?


  • Innanzi tutto le batterie utilizzate per stoccare l'energia elettrica, la tecnologia odierna ci consegna quelle agli ioni di litio, queste batterie sono però difficilissime da smaltire una volta esaurito il loro ciclo di vita oltre a richiedere enormi emissioni di co2 in fase di produzione, quindi sono inquinanti due volte!
  • La stessa elettricità usata per la ricarica potrebbe essere piú inquinante del gasolio, questo perché circa il 75% del fabbisogno mondiale di elettricità viene coperto da centrali che sfruttano il calore prodotto da combustibili fossili, in particolare il carbone, la fonte combustibile più inquinante, serve ancora il 25% del fabbisogno mondiale.
Dunque la conclusione sembra essere questa, le auto elettriche saranno realmente ecologiche e ambientalmente sostenibili quando anche l'energia elettrica lo sarà.

martedì 26 marzo 2019

Inquinamento da plastica

Quando si parla di inquinamento il pensiero va subito ai gas serra, al CO2, al particolato ed al riscaldamento globale, ma questi sono solo una parte dei problemi che dovremo affrontare negli anni avvenire, esistono altre forme di inquinamento altrettanto pericolose e che, silenziosamente, stanno soffocando il nostro pianeta.
Bottiglia di plastica schiacciata
L'inquinamento dovuto alla plastica è uno dei più temibili per il futuro dell'uomo sulla Terra, a risentirne è l'aria quando, specie nei paesi del terzo mondo, i rifiuti vengono bruciati al fine di ridurne il volume e la plastica produce diossina, una sostanza estremamente cancerogena, ma a risentirne sono anche e soprattutto i mari dove ogni anno finiscono tonnellate di rifiuti.
Per capire l'entità del problema bisogna però chiarire un aspetto importante, con il termine "plastica" viene identificata una "famiglia" di materiali decisamente ampia, dal PET al PVC al polistirene o al plexiglass, sono solo alcuni dei loro nomi, ne esistono tantissimi, ognuno con proprietà tecniche e fisiche diverse e grazie alle quali questi materiali trovano impiego in qualunque aspetto della nostra vita quotidiana e proprio per questo motivo la plastica rappresenta un'altissima percentuale dei nostri rifiuti.
Una delle caratteristiche che accomuna tutti questi materiali rendendoli adatti a svolgere gran parte delle loro funzioni è la forte resistenza ai vari agenti esterni dovuta alla loro composizione chimica, ma è questa stessa caratteristica a renderli una minaccia seria per il pianeta, qualunque tipo di plastica infatti impiega tantissimo a disciogliersi nell'ambiente, basti pensare che i primi manufatti realizzati con materie plastiche risalgono alla seconda metà del XIX secolo, intorno al 1860 e, secondo gli studi effettuati, nessun oggetto in plastica si è ancora disciolto nell'ambiente.
Nei mari il problema è talmente diffuso che ad oggi esistono diverse "isole" di rifiuti plastici galleggianti che vengono raggruppati dalle correnti, ancora peggio se si pensa che solo il 20% della plastica dispersa in mare si trova in superficie ed è facile immaginare cosa si possa trovare sui fondali.
A pagare il prezzo più alto dell'inquinamento da plastica in mare sono ovviamente pesci ed uccelli marini, questi si trovano infatti a mangiare le microplastiche ovvero oggetti di plastica che degradandosi si rompono in pezzi inferiori ai 5 millimetri. Tutto questo oltre a causare spesso la morte degli animali comporta problemi anche per l'uomo, alcune sostanze della plastica vengono infatti assimilate dai pesci e dagli uccelli e quando questi vengono consumati queste stesse sostanze vengono assimilate anche dall'uomo. Ad oggi non si sa quali problemi possano portare queste sostanze, ma sembra che siano presenti in quantità piccole ma misurabili nell'uomo adulto.
Per chi volesse saperne di più di questo problema in questo link trova un servizio de "Le Iene" che spiega il problema  dell'inquinamento da plastica molto bene.

giovedì 21 febbraio 2019

L'azienda che vuole salvare il mondo

Un ideale più che un'idea, questo sta alla base della Climeworks, giovane azienda svizzera situata nei pressi di Zurigo.
La sua attività consiste nel raccogliere l'aria e, mediante filtri chimici, catturare il CO2 che viene quindi immagazzinato e può essere riutilizzato in diversi modi.
Struttura chimica del CO2
L'idea, in principio, era quella di immagazzinare l'anidride carbonica catturata dall'aria direttamente sotto la crosta terrestre in pozzi profondi almeno 1000 Km e con una determinata conformazione rocciosa, questo al fine di evitare perdite o contaminazioni di falde acqiufere.
Purtroppo non sono ancora molti gli stati che vorrebbero "comprare" un pozzo di CO2, così si è pensato di riutilizzare in modo diverso il gas ad esempio vedendolo alle aziende di imbottigliamento di bibite gassate oppure di convogliarlo all'interno delle serre situate vicino agli impianti.
Lo scorso anno è poi arrivata una nuova soluzione, in provincia di Foggia è infatti nato un impianto che unisce la produzione di idrogeno per elettrolisi da fonti rinnovabili e la cattura di CO2 dall'aria, questi due elementi vengono poi combinati insieme mediante metanizzazione ed infine trasformati in GNL (gas naturale liquido), carburante sempre più utilizzato per i trasporti sia terrestri che marittimi.

martedì 1 gennaio 2019

Crociere ecologiche entro il 2030

Emissioni ridotte del 40% entro il 2030, questo è l'impegno formale della Clia, l'associazione internazionale del settore crocieristico, impegno che va nella stessa direzione di quello dell'Organizzazione Marittima Internazionale ovvero di ridurre a zero le emissioni di carbonio da parte di tutta l'industria navale entro la fine del secolo.
Simbolo di divieto CO2 su sfondo con fumo
La Clia si è anche impegnata a fornire aggiornamenti annuali in merito al progresso dell'iniziativa ed ha indicato inoltre che la riduzione delle emissioni delle navi da crociera sarà calcolata sulla base dei dati del 2008, dunque un obiettivo ancora più difficile da raggiungere visto che negli ultimi dieci anni il numero di navi e passeggeri è quasi raddoppiato.
Per capire ancora di più quanto sia importante l'iniziativa del Clia bisogna pensare che una sola nave da crociera può arrivare ad avere motori da centinaia di MW (megawatt), può emettere fino a 450Kg di particolato al giorno ed inquina quanto una intera città di medie dimensioni.