venerdì 22 giugno 2018

Sostituire i terminali barcode scanner

Utilizzati in particolare nelle aziende logistiche (grandi magazzini o consegne) e nella grande distribuzione (supermercati), i terminali barcode scanner possono essere tanto utili quanto costosi.
Inoltre sono generalmente pesanti e ingombranti, ma nonostante l'avanzamento tecnologico, sono ancora ancora utilizzati su larga scala.
Le alternative, anche se poco pubblicizzate, ci sono, basti pensare che praticamente tutti gli smartphone possono leggere codici a barre e QR code, e proprio questa è una delle soluzioni più a buon mercato.
Per sostituire i terminali barcode scanner sarebbero dunque sufficienti gli smartphone, alcuni modelli Android, con buone caratteristiche tecniche costano circa 100€ contro i 600€ di un terminale tradizionale economico. Una delle tante app disponibili su PlayStore potrebbe bastare per svolgere tutte le funzioni software dei vecchi terminali.
Unica pecca degli smartphone è la lentezza di lettura del barcode da parte della fotocamera, per questo motivo, se l'attività lavorativa richiede la scansione di centinaia o migliaglia di codici, sarebbe necessario aggiungere allo smartphone un barcode scanner esterno.
Esiste infatti un piccolo scanner che, collegato direttamente allo smartphone per mezzo di un connettore microUSB, assolve rapidamente alla funzione di lettura di qualunque codice, sia esso barcode o QR code.
Il costo complessivo, tra smartphone e scanner, si aggira intorno ai 200€, un bel risparmio, ed ecco il vostro nuovo terminale barcode scanner!
Di seguito il link al sito del produttore dello scanner per Android:
http://www.riotec.com.tw/AndroScan.html

venerdì 15 giugno 2018

I chip LED

Esistono LED di diverse forme e misure, ognuno adatto per scopi diversi, in elettronica ad esempio si usano i bulbi LED, in illuminotecnica invece, per creare luci decorative sono molto usate le stripLED, ma per creare luci molto forti come faretti o pannelli i più usati sono i chip LED.
Spessi pochi millimetri e con una base di pochi centimetri, su questi componenti vengono realizzati microcircuiti di LED, hanno potenze che vanno dai 10 ai 100 Watt proiettando un fascio di luce fino a 120° di apertura.
Un chip LED a 12V
 Il grosso problema di questi componenti è dato purtroppo dalla dissipazione del notevole calore che producono, usando un chip LED senza un' adeguata dissipazione del calore questo starà acceso per pochi secondi prima di bruciarsi completamente.
La dissipazione del calore è di tipo statico per evitare ulteriori consumi delle ventole e la tipica rumorosità delle stesse, questo però significa avere dissipatori più grandi e pesanti con effetti su tutta la lampada.
Altro problema dei chip LED è dato dalla loro alimentazione: necessitano di 12V di alimentazione ma, per evitare sfarfallii della luce, devono essere pilotati in corrente.
Significa che i normali alimentatori a 12V stabilizzano la tensione in uscita "aggiustando" la corrente, per i LED servono invece dei driver specifici che in uscita danno una tensione di circa 12V mantenendo una corrente costante.
Anche i LED driver appesantiscono la lampada e la rendono più ingombrante.
Un chip LED a 220V
Negli ultimi mesi sono usciti in commercio chip LED funzionanti a 220V, questo perché, grazie alle nanotecnologie, viene costruito il driver direttamente sullo stesso chip dei LED eliminando di fatto uno dei componenti d'ingombro e semplificando di molto i futuri progetti illuminotecnici.
Resta comunque obbligatorio dissipare il calore prodotto dai chip LED.