domenica 29 luglio 2018

Pubblicare App per Android

Prima di pubblicare app per Android è ovviamente necessario programmarle, a tal proposito, chi è un esperto programmatore del linguaggio Java non avrà sicuramente problemi a svilupparne, per chi invece non saprebbe neppure da dove iniziare, in un post precedente ho parlato proprio di come creare app per Android e spiega come programmare senza conoscere il linguaggio Java e la programmazione in generale.
Ottenuto il file con estensione.APK, ovvero quello che permette di installare l'app sul dispositivo Android, sono necessari alcuni screenshot dell'applicazione stessa, una immagine pubblicitaria e un logo.
I formati delle immagini cambiano in base al marketplace che si sceglie per pubblicare l'applicazione, infatti non esiste solo il Play Store di Google, ci sono tantissimi marketplace su cui caricare la propria app, e la maggior parte sono gratuiti.
Logo di busta con mondo disegnato simbolo di marketplace
Purtroppo, a protezione di tutti i dispositivi Android vi è una impostazione che impedisce l'installazione di app provenienti da fonti sconosciute, ma solo il famoso Play Store viene riconosciuto come fonte sicura e questo, di fatto, obbliga a pubblicare la propria applicazione sul marketplace di Google previo pagamento di una "tassa" di 25€ da pagare durante l'iscrizione alla piattaforma Play Console destinata agli sviluppatori.
In ogni caso, a prescindere dalla piattaforma scelta per la pubblicazione, per rendere disponibile l'app al pubblico sarà necessario caricare il file in formato APK, le immagini relative all'app e completare alcuni form relativi al pricing (il prezzo dell'app) ed alla classificazione dei contenuti (sconsigliato ai minori, supervisione dei genitori, ecc.).
Pubblicate la vostra app e scoprite a quante persone puó interessare!

domenica 22 luglio 2018

Rimuovere lo sfondo da una immagine

Chi è appassionato di illustrazione sa bene quanto può essere utile una immagine senza sfondo, purtroppo spesso ci si arrende davanti al costo o alla complessità dei programmi di fotoritocco come Photoshop o il gratuito Gimp.
Rimuovere lo sfondo di una immagine può anche essere facile, veloce e soprattutto gratuito, ed ora svelerò come farlo.
Se si tratta di un disegno in formato JPG con sfondo bianco, un programma preinstallato sul sistema operativo Windows è sicuramente il più veloce ed economico da usare.
Icona di file immagine da JPG a png
Sto parlando del famoso Paint, il programma di disegno di casa Microsoft, proprio grazie a lui sarà possibile ottenere l'immagine a sfondo trasparente.
Per rimuovere lo sfondo bianco di un disegno è sufficiente cliccare sul file dell'immagine con il tasto destro del mouse e dal menù a tendina scegliere la voce "apri con" e selezionare la voce "paint".
A questo punto, senza fare alcuna modifica, in alto a sinistra bisognerà cliccare su "file"--->"salva con nome"--->"immagine PNG", scegliere la cartella di destinazione del file e sceglierne il nome ed ecco l'immagine desiderata senza sfondo.
Se invece si volesse rimuovere la sfondo da una foto, ancora una volta Microsoft viene incontro con una soluzione, questa volta dal pacchetto Office.
Ecco come fare, bisogna aprire un nuovo documento con Word ed inserirvi l'immagine da modificare.
Fatto questo si può selezionare la foto e aprire la scheda "strumenti immagine" nella parte alta della finestra, appena sotto la barra del titolo del programma, uno dei tasti che appare da questa scheda si chiama proprio "rimuovi sfondo".
Il software riconosce in automatico lo sfondo e lo mostra colorato in rosso, se la selezione automatica è corretta, si può confermare l'operazione, altrimenti è possibile selezionare manualmente.
Dopo aver rimosso lo sfondo è possibile cliccare nuovamente sull'immagine con il tasto desto del mouse e selezionare la voce "taglia", aprire Paint dal menù Start e, cliccando nuovamente con il tasto destro del mouse in qualunque punto dell'area di lavoro, cliccare su "incolla".
Per finire bisogna salvare il file come immagine PNG ed anche in questo caso è pronto per essere usato nei vari lavori grafici.

giovedì 19 luglio 2018

Creare App per Android

Creare una propria App per il sistema operativo Android può certo sembrare impossibile per chi non ha conoscenze di programmazione, eppure non è così.
Le applicazioni per smartphone Android sono scritte in Java, un linguaggio di programmazione che sa essere ostico anche per programmatori esperti, ma alcuni servizi web vengono incontro a chi, pur non avendo basi di programmazione, voglia realizzare la propria App.
Icona di app Android in apk
Esistono infatti diverse piattaforme che consentono di programmare un'App Android in maniera visuale, ovvero disponendo a piacimento gli elementi come pulsanti e caselle di testo all'interno di una finestra che rappresenta lo schermo dello smartphone, parallelamente, in una seconda finestra, è possibile inserire blocchi di azioni già strutturati per far eseguire tutte le operazioni al programma; è quindi sufficiente usare un po' di logica e guardare qualche tutorial su YouTube.
La maggior parte di queste piattaforme offre la possibilità di costruire l'app gratuitamente, ma per utilizzarla e pubblicarla è necessario sottoscrivere un abbonamento.
Una piattaforma completamente gratuita invece è MIT App Inventor, questa consente di creare e scaricare gratuitamente la propria App per Android, direttamente online dispone di un pannello facile ed intuitivo ed è disponibile anche in lingua italiana.
Le funzioni offerte dalla piattaforma App Inventor, già piuttosto varie, possono essere implementate grazie a estensioni scaricabili gratuitamente e a pagamento su vari siti, basterà eseguire una ricerca internet di file in formato "aix".
Questo blog dispone di una sua App programmata proprio tramite il portale App Inventor, per scaricarlo dal Play Store di Google cliccate qui.

lunedì 16 luglio 2018

Costruire un lampadario

Diventati ormai veri e propri pezzi d'arredamento, i lampadari devono essere belli esteticamente e devono adattarsi al resto dell'arredamento della casa, oltre che essere funzionali.
Per i più esigenti, quelli che non riescono a trovare il lampadario giusto per il soggiorno o la plafoniera ideale per la cucina, ecco alcuni spunti per costruire un lampadario perfetto.
Tre lampadari costruiti con il fai da te
Per prima cosa bisogna scegliere la forma, rotonda, rettangolare, quadrata, tubolare, ovale, ecc.
Scelta la forma da dare al nuovo lampadario si passa alla scelta dei materiali, certo ci si può rivolgere ad un fabbro per ferro o alluminio, ma se si vogliono contenere i costi è consigliabile optare per altre scelte, in particolare il legno ed il plexiglass; entrambi possono essere facilmente reperiti nei negozi di bricolage e hobbystica, molti offrono anche il servizio di taglio, tuttavia, se si vuole costruire un lampadario dalle forme moderne e bizzarre è meglio rivolgersi a negozi specializzati, loro hanno tutti i macchinari necessari per il taglio e la sagomatura.
Rivolgersi ai negozi specializzati significa anche poter scegliere le migliori finiture per il proprio lampadario, legno grezzo, laccato o rivestito in vari colori, oppure plexiglass acetato (quello trasparente) od opalina (plexiglass opaco).
Data la forma e lo stile desiderato al lampadario si passa alle scelte tecniche, il tipo di lampadine da usare, led, neon o alogene, il tipo di connettore, quelli a vite (E27 o E14) ed i GU10 (la lampadine da barra), sono quelli più usati, ma ne esistono tantissimi, ed ognuno può essere usato in modo differente. Infine bisognerà scegliere le lampadine giuste, in base al connettore utilizzato si possono usare lampadine meno potenti per un effetto di luce soffusa oppure lampadine più potenti per una migliore illuminazione degli ambienti.
Per le lampadine è anche possibile scegliere il tipo di luce (solitamente indicata come temperatura), gialla o luce calda, bianca (tende all'azzurro) o la luce fredda ed infine, alcune lampadine a led sono disponibili a luce naturale (una via di mezzo tra le due precedenti).
Immaginate il vostro nuovo lampadario come elemento d'arredo e realizzatelo!

lunedì 9 luglio 2018

Produrre idrogeno da elettrolisi dell'acqua

La produzione di idrogeno su larga scala si ottiene oggi principalmente dal trattamento dei combustibili fossili, questo perché è il metodo più efficiente per farlo, peccato solo che non sia esattamente una produzione ambientalmente sostenibile.
Tuttavia altri metodi, anche se meno efficienti, esistono e sono decisamente più "green".
Anzitutto l'idrogeno è l'elemento più diffuso sul pianeta, in particolare nell'acqua, legato chimicamente all'ossigeno.
La produzione di idrogeno a partire dall'acqua consente a sua volta più metodi per l'estrazione, quello chimico, combinando l'acqua con altre sostanze, quello biologico, alcune alghe ad esempio riescono a separare l'idrogeno dall'ossigeno e infine si può ottenere idrogeno dall'acqua tramite un processo chiamato elettrolisi.
Quest'ultimo procedimento per la produzione di idrogeno è in particolare uno dei più semplici.
Schema dell'elettrolisi dell'acqua per la produzione di idrogeno
Due contenitori di forma cilindrica, collegati insieme nella parte bassa come nel principio dei vasi comunicanti, sul fondo dei cilindri viengono inseriti due elettrodi in platino. A questo punto basterà fornire agli elettrodi una corrente a bassa tensione (12V) per scindere l'idrogeno dall'ossigeno.
In particolare, in cima al cilindro a cui è collegato il positivo, si libererà l'ossigeno, mentre l'idrogeno sarà in cima al cilindro collegato al polo negativo.
Per la produzione su larga scala il processo di elettrolisi viene alimentato da parchi eolici o fotovoltaici, ma non solo; poichè il processo è il 50% più efficiente se si usa acqua ad alte temperature, alcuni reattori nucleari sono progettati per produrre idrogeno durante il loro funzionamento avendo acqua di raffreddamento a circa 1000 gradi centigradi.

mercoledì 4 luglio 2018

La tecnologia NFC

NFC è l'acronimo di Near Field Communication, tradotto in italiano, protocollo di comunicazione di prossimità.
È una tecnologia wireless sviluppata contemporaneamente da quattro produttori di smartphone e prevede la possibilità di comunicazione bidirezionale fra dispositivi diversi tra loro (non solo smartphone ma anche tablet, POS, auto, sportelli automatici ecc.).
icone del protocollo di comunicazione NFC
Questa tecnologia nasce dalla più vecchia Rfid, questa viene ancora utilizzata, basti pensare alle chiavi di alcune automobili, è sufficiente averle in tasca per poter aprire le portiere, ma anche agli accessi delle aziende in cui basta avvicinare un badge per segnale la propria presenza, negli antifurto domestici dove con un dispositivo chiamato transponder si può disattivare l'allarme o nelle etichette antitaccheggio della grande distribuzione.
La differenza tra le due tecnologie sta nel fatto che la NFC, a differenza della Rfid, è programmabile.
Nei semplici transponder infatti si trova un circuito che, una volta caricato magneticamente, emette sempre lo stesso segnale finché non viene smagnetizzato.
Una etichetta NFC invece può contenere link, immagini, file di testo ecc. e può essere programmata e riprogrammata più volte da un dispositivo collegato al PC o direttamente da uno smartphone.
Seppur vero che la tecnologia NFC ha alcuni limiti, ad esempio la velocità di comunicazione è più bassa rispetto a quella di un collegamento bluetooth e i dispositivi devono essere ad una distanza massima di circa 5 cm per interagire, tuttavia la semplicità del collegamento e del suo utilizzo ne sono un punto di forza enorme.
Attualmente l'NFC viene utilizzato per 3 funzioni:

1) Lo smartphone dotato di questa tecnologia può simulare il funzionamento di una carta di credito o      della carta fedeltà di un negozio.

2) I tag NFC sono etichette adesive che possono contenere svariate informazioni, link, o istruzioni.
    Poste vicino alle opere di un museo, ad esempio, potrebbero farne apparire la descrizione appena        un dispositivo mobile ne entra nel raggio di azione.

3) Lo scambio di file su dispositivi dotati di questa tecnologia è rapido e sicuro.

Non tutti i dispositivi mobili sono equipaggiati con NFC, è però possibile usare alcuni adattatori esterni con collegamento USB e microUSB oppure un adattatore interno che sfrutta l'alloggiamento della scheda microSD.

domenica 1 luglio 2018

Aprire un e-commerce

Indubbiamente, una delle aspirazioni di qualunque professionista freelance è quella di vendere i propri prodotti e servizi sul web, per farlo si usano particolari siti internet definiti e-commerce.
Questi sono dei veri e propri negozi online, ci si può affidare a piattaforme come eBay o Amazon, iscriversi ad alcuni gruppi su Facebook, oppure si può creare un proprio sito di e-commerce.
Purtroppo per creare un sito che permetta di vendere on-line bisogna conoscere diverse cose, ad esempio come impostare un carrello degli acquisti, le schede prodotto, per non parlare dei pagamenti on-line.
Carrello della spesa icona per e-commerce e vendite web online
Solitamente è meglio affidarsi a professionisti, tuttavia non è l'unica strada.
Esiste un ottimo sito in cui offrire i propri servizi, il suo nome è Fiverr, dalla realizzazione di loghi, al copywriting, alla programmazione, qualunque capacità può essere messa a reddito su questo sito.
Qualunque servizio può essere offerto a partire dal prezzo base di 5 dollari, da qui deriva proprio il nome del sito, basterà registrare un account e seguire alcuni passaggi guidati per creare le prime offerte di servizi sul sito.
Se invece si dispone già di un proprio sito, blog o pagina Facebook è possibile integrarvi direttamente l'e-commerce.
È infatti possibile, andando sul sito di ecwid, registrare un proprio account ed integrare all'interno del proprio sito o blog un piccolo codice html fornito alla fine della registrazione.
Anche in questo caso, una serie di passaggi porterà a vendere servizi ma anche prodotti direttamente sul proprio sito.
Con ecwid è possibile inoltre avere lo stesso store digitale anche su più siti, gestendo il proprio e-commerce dal pannello personale all'interno del sito oppure attraverso una comoda app per smartphone.