domenica 30 dicembre 2018

La coclea

Chiamata anche "Vite di Archimede" dal nome del suo inventore, inizialmente la coclea era una macchina operatrice, ovvero serviva a svolgere un lavoro.
La coclea venne infatti inventata proprio dal celebre inventore italiano Archimede con lo scopo di sollevare liquidi, polveri e materiali frantumati.
Vite o coclea
In epoca moderna la coclea viene utilizzata ad esempio nelle presse per trasportate e comprimere la plastica in granuli fino allo stampo.
Non solo come macchina operatrice, oggi la coclea trova impiego anche come macchina motrice, infatti viene impiegata negli impianti di generazione idroelettrici a bassa potenza, dove la portata d'acqua èd il salto idrico sono contenuti questa sostituisce quindi le turbine.

martedì 25 dicembre 2018

Il servizio Google moduli

Sondaggi e quiz fanno sicuramente tendenza su blog e siti, sono infatti molto utili per interagire con i visitatori del proprio spazio web.
Certo sarebbe possibile creare un questionario direttamente sulle pagine del proprio sito, inserendo svariate caselle di testo, checkbox, caselle di scelta multipla, menù a tendina e così via, ma se non siete programmatori esperti, o semplicemente non volete perdere ore davanti al computer, il servizio Google moduli è quello che fa per voi!
Icona di moduli
Basta collegarsi a questo indirizzo per realizzare in pochi minuti un sondaggio o un quiz da sottoporre ai propri visitatori, Google moduli è infatti uno strumento semplice ed intuitivo ma estremamente potente. Finita la creazione del vostro sondaggio potrete inviarlo tramite e-mail o condividerlo come link sui profili social e nelle chat. Per incorporarlo nel proprio sito sarà invece sufficiente creare un bottone che rimanda allo stesso link.
Le sorprese, per chi non conoscesse ancora Google moduli, non finiscono qui, infatti il servizio da la possibilità di creare moduli di contatto da integrare nel proprio sito o blog ed anche di registrare le e-mail degli utenti, utilissimo ad esempio per creare una mailing list alla quale inviare le newsletter.

mercoledì 12 dicembre 2018

Dai neon ai LED

Certamente i tubi al neon sono state le lampade a fluorescenza maggiormente usate sia in ambito civile che industriale e sono tutt'ora ampiamente presenti in qualunque tipo di ambiente, ma se si volesse convertire una plafoniera per tubi al neon in una lampada a LED?
I metodi ci sono, sono tutti semplici e soprattutto costano poco, ad esempio esistono in commercio i Tubi a LED, sono molto simili ai tubi al neon, hanno gli stessi connettori, ma sono interamente realizzati in materiale plastico opaco tipo opalina, bisogna solo ricordarsi di rimuovere lo starter prima di installarli altrimenti il tubo a led lampeggerebbe di continuo e rischierebbe di bruciarsi. Anche se il costo dei tubi a LED è alto, se ne trovano in commercio fra i 5 ed i 15 euro in base ai Watt ed alle misure, l'utilizzo di questi non prevede di sostituire il reattore ovvero l'alimentatore usato normalmente per i tubi al neon.
trasformazione di lampada al neon in lampada a LED
Esiste anche la possibilità di convertire la plafoniera dei neon applicando direttamente delle strisce di LED all'interno della stessa. Per farlo, dopo aver rimosso la copertura trasparente, due ganci in plastica permettono di accedere alla parte sottostante della lampada dove si trovano la base per lo starter, il reattore ed i cablaggi che arrivano ai connettori dei tubi. Tutti i componenti possono essere rimossi, solo il reattore verrà sostituito con un apposito trasformatore a 12V chiamato driver LED. Il cablaggio della lampada sarà quindi formato esclusivamente dal cavo di alimentazione e dai due fili (+ e - ) che andranno ad alimentare una o più strisce di LED posizionate nella parte superiore della plafoniera.

In alternativa è possibile autocostruire i propri tubi a LED, anche in questo caso bisogna accedere alla parte sottostante della plafoniera e rimuovere tutti i componenti installando poi un driver LED.
Per sapere come costruire un tubo a LED è possibile leggere il mio articolo cliccando QUI!

giovedì 6 dicembre 2018

Il cimitero di Google

Da sempre Google è impegnata nel continuo lancio di nuovi prodotti e servizi, i ritmi di lavoro della casa di Mountain View sono frenetici e spesso, a farne le spese, sono i servizi più datati e con meno bacino di utenza. Per citare un esempio, Google ha sviluppato nel corso degli anni alcuni social network e servizi di messaggistica istantanea, questi sono poi stati superati dai più famosi Facebook, Twitter e WhatsApp ed avendo un bacino di utenza ristretto BigG ha dunque deciso di archiviarli.
Per tenere traccia di tutti i servizi spenti da Google è nato un sito, The Google Cemetery ovvero il cimitero di Google.
Logo di Google con croci
Il look del sito é volutamente dark e passando sopra le schede a forma di lapide una descrizione in inglese indica quando è perchè il servizio è stato archiviato.
Ovviamente, per chi avesse poca dimestichezza con la lingua inglese, è possibile tradurre il sito grazie al famosissimo e sempre attivo Google Traduttore.

mercoledì 5 dicembre 2018

Grafene, il materiale del futuro

Il grafene è un materiale nato per caso e che è valso, ai due ricercatori che lo hanno scoperto, il nobel per la fisica nel 2010.
È composto interamente da atomi di carbonio, proprio come la grafite ed i diamanti, ma le sue proprietà sono uniche.
Quando gli atomi di carbonio si dispongono in modo casuale si ottiene la grafite, se si dispongono in modo ordinato si ottiene il diamante, il grafene invece ha gli atomi di carbonio disposti in modo ordinato ma ha lo spessore di un solo atomo e quindi considerato un materiale 2D.
Le proprietà di questo materiale sono ancora in fase di studio e sono talmente tante che, in ambito europeo, è nato un team per coordinare le aziende e gli enti che ne fanno ricerca e sviluppo.
Struttura esagonale come quella del grafene
Ecco alcune incredibili proprietà di questo materiale del futuro:


  • È resistente come il diamante e flessibile come la plastica, per questo motivo è stato usato per realizzare racchette da tennis e copertoni di biciclette.
  • Conduzione del calore, acquisita grazie alla sua bidimensionalità, è in grado di reggere a elevate temperature.
  • Conduzione di elettricità, grazie alla quale è stata realizzata una lampadina ad incandescenza sostituendo il tungsteno originariamente impiegato con una striscia praticamente invisibile di grafene.
  • Il grafene è ottimo per sostituire semiconduttori, la IBM ha eseguito alcuni test dopo aver creato transistor al grafene raggiungendo velocità di 100 GHz e di 155 GHz, mentre i normali transistor al Gallio arrivano a velocità di 40 GHz.
  • In alcuni dispositivi elettronici di fascia alta vengono installate batterie al grafene, decisamente più durature e performanti di quelle agli ioni di litio.
  • Uno strato monoatomico di grafene può assorbire il 2,3% della radiazione luminosa, uno strato di silicio di uguale spessore né assorbire be appena lo 0,03%.
  • Il grafene, se deformato a formare delle creste, può legare a sé l'idrogeno; semplicemente eliminando le stesse creste è poi possibile liberare nuovamente il gas.
  • Essendo possibile praticare fori piccolissimi, una strato di grafene può scindere l'acqua dal sale funzionando come una membrana dell'osmosi inversa.
Pensando che queste sono solo alcune delle incredibili proprietà di questo materiale, immaginate quanto il grafene farà parte della nostra quotidianità in futuro!

giovedì 22 novembre 2018

I motori turboventola

I motori turboventola sono oggi largamente utilizzati sia nell'aviazione commerciale che in quella militare e fanno parte della grande famiglia di motori a reazione o a getto.
La propulsione dei motori turboventola, come di tutti i motori a getto, è data dalla fuoriuscita ad alta pressione ed alta velocità dei gas di scarico, per questo sono necessari più stadi all'interno del motore.
icona di motore turboventola


  • La presa d'aria ovvero l'imbocco dell'alloggiamento del motore stesso
  • La ventola inizia ad accelerare l'aria in ingresso al motore
  • Il compressore di bassa pressione
  • Il compressore di alta pressione
  • La camera di combustione
  • La turbina di alta pressione
  • La turbina di bassa pressione
  • L'ugello di scarico
All'interno del motore due alberi motore girano uno dentro l'altro, il primo aziona la ventola, il compressore di bassa pressione e la turbina di bassa pressione, l'altro aziona il compressore di alta pressione e la turbina di alta pressione, questa configurazione è denominata bialbero.

Nei motori turboventola, rispetto ad altri motori a getto, la particolarità sta nel fatto di avere due flussi d'aria, uno caldo ed uno freddo, il flusso caldo attraversa dunque tutti gli stadi del motore, mentre il flusso freddo passa solo dalla ventola se si ha un motore a flussi d'aria separati, oppure dalla ventola e dall'ugello di scarico se si ha un motore a flussi d'aria associati.

martedì 20 novembre 2018

Le turbine

Le turbine sono macchine molto versatili, trovano impiego in motori a getto, motori turbocompressi e impianti di generazione di energia elettrica.
I primi esempi di turbine nella storia potevano essere i mulini a vento ed i mulini ad acqua.
In uno schema molto semplice infatti, la turbina è composta da una parte fissa chiamata stadio o statore ed una parte mobile chiamata girante o rotore, passando, il fluido, cede energia alla girante mettendola in movimento.
Le turbine assumono poi nomi diversi se impiegate per svolgere il lavoro inverso, infatti possono essere impiegate per cedere energia meccanica ad un gas (compressore) o ad un fluido (pompa).
Immagine 3D di turbina Wells

Esistono diversi tipi di turbine ovviamente, ognuna con particolarità ed applicazioni diverse

  • Turbina Pelton, molto utilizzata su impianti idroelettrici con portata contenuta.
  • Turbina Francis, la classica turbina a chiocciola.
  • Turbina Kaplan, ideale per salti idrici contenuti ma con grande portata.
  • Turbina a bulbo, un tipo di turbina Kaplan con la girante inserita direttamente nella condotta.
  • Turbina Curtis, adatta per impianti a vapore, vantaggiosa grazie a dimensioni contenute e la possibilità di regolazione.
  • Turbina di Tesla, caratterizzata dall'assenza di palette sulla girante che invece è semplicemente un disco con superficie ruvida.
  • Turbina Banki, la palettatura è parallela all'asse, molto usata negli impianti di condizionamento e trattamento aria.
  • Turbine VLH, nate nel 2003 in Francia, sono turbine nate per salti idrici molto contenuti.
  • Turbine Wells, la loro particolarità è quella du ruotare nello stesso senso anche invertendo il flusso. Anche le turbine a bulbo possiedono questa proprietà.
Le turbine Wells sono oggi utilizzate per nuovi impianti di generazione elettrica, questi impianti sfruttano le maree e sono chiamati mareomotrici.

lunedì 5 novembre 2018

Obsolescenza programmata

Telefono lento? La batteria non tiene più la carica? Potrebbe trattarsi di obsolescenza programmata.
Icona di batteria scarica con percentuale
L'obsolescenza programmata consiste nel repentino e drastico decadimento delle funzionalità di un dispositivo elettronico o di altre categorie merceologiche, volto all'acquisto di altri prodotti più nuovi o più costosi.
Ovviamente è una politica scorretta che alcune aziende usano perchè il mercato dei propri prodotti non arrivi mai a saturarsi provocando nel consumatore il bisogno urgente di sostituire il bene.
L'origine del fenomeno risale al secolo scorso, fra i primi esempi vi erano le lampadine a filamento con vita di appena mille ore e i collant da donna in cui la fibra di nylon veniva indebolita per facilitarne la rottura.
Oggi le dinamiche con le quali si applica l'obsolescenza programmata sono cambiate, non esiste una stanza con il bottone rosso per mandare il tilt i dispositivi elettronici più vecchi ovviamente, ma spesso gli aggiornamenti di firmware e sistemi operativi vengono progettati per portare benefici prestazionali ai dispositivi di nuova generazione e, al contempo, ridurre notevolmente le qualità tecniche di dispositivi più vecchi.

giovedì 1 novembre 2018

Creare una antenna Wi-Fi direzionale

Qualunque dispositivo dotato oggi di scheda di rete integra al suo interno la relativa antenna Wi-Fi. Le antenne generalmente integrate sono di tipo omnidirezionale ovvero in grado di ricevere e trasmetterere informazioni a 360 gradi intorno a loro.
Questo tipo di antenna è comoda perchè permette installazioni e connessioni molto flessibili non avendo vincoli di posizionamento, tuttavia hanno un raggio d'azione piuttosto ridotto che si riduce ulteriormente e drasticamente in presenza di ostacoli.
Logo di connessione Wi-Fi
Esistono però antenne Wi-Fi capaci di trasmettere e ricevere informazioni a centinaia di metri, particolarmente adatte se si devono realizzare "ponti radio" ad esempio fra due balconi o da un lato all'altro di un piazzale.
Si chiamano antenne direzionali, queste devono essere posizionate e orientate correttamente per funzionare in quanto i dati vengono inviati e ricevuti in una sola direzione, a fronte di un'installazione più complicata si ha una comunicazione a distanza più elevata.
Costruire un' antenna direzionale "fai da te" è semplice e costa pochissimo, ne esistono diversi tipi, alcune si possono costruire con un cavo coassiale ed una lattina per alimenti o tubi di patatine, questo tipo di antenna si adatta bene su modem o schede di rete con antenna esterna per via del connettore da usare per il cavo coassiale.
Se invece si vuole costruire un' antenna direzionale con connessione USB ecco come fare.
Per prima cosa bisogna procurarsi il materiale:

  • Penna Wi-Fi USB (si comprano per pochissimi euro sia on-line che in qualunque negozio di elettronica)
  • Un colino da cucina con manico in plastica o legno
  • Una prolunga USB con connettori di tipo A (il più classico)
Ed ecco come procedere, per prima cosa bisogna installare la penna Wi-Fi USB sul proprio computer, solitamente sono "plug and play" ovvero è sufficiente collegarle alla porta USB del computer per installarle, ma per sistemi operativi vecchi potrebbe essere necessario installare un programma da CD.
Installata la penna Wi-Fi si può scollegare e fissare al manico del colino facendo in modo che il centro del dispositivo resti più o meno al centro della rete metallica. Per il fissaggio si può usare un elastico o del nastro isolante.
Infine bisogna collegare la prolunga USB alla penna ed al computer e indirizzarla verso il modem o l'antenna a cui collegarsi.
Per verificare il corretto orientamento basta aprire lo stato delle connessioni sul computer e controllare il dato relativo alla potenza del segnale.

mercoledì 24 ottobre 2018

Installare Whatsapp su tablet android

Whatsapp è oggi una delle App di messaggistica istantanea più funzionali e diffuse al mondo, tuttavia presenta un grosso difetto che solo i possessori di tablet conoscono.
L'app infatti è installabile solo su smartphone, per questo motivo, accedendo al Playstore da tablet spesso non è visibile Whatsapp e anche quando lo è l'installazione viene bloccata poiché il dispositivo "non è compatibile".
Logo dell'App di Whatsapp
Esiste però un modo piuttosto semplice per aggirare l'ostacolo ed installare Whatsapp su tablet Android, bisogna solo scaricare il pacchetto di installazione dell'App al di fuori del Playstore.
Per ottenere il pacchetto di installazione in formato .apk è sufficiente aprire il browser utilizzato normalmente per la navigazione e andare al sito www.whatsapp.com, accedendo al sito da dispositivo mobile il sito chiede di installare l'app dal Playstore quindi, dalle impostazioni di internet, sarà necessario spuntare la voce "richiedi sito desktop", in questo modo la pagina verrà ricaricata visualizzando il sito per PC.
A questo punto si potrà scaricare il file di installazione che partirà automaticamente, se così non fosse il file appena scaricato si troverà nella cartella download. Sui sistemi Android, per ragioni di sicurezza, tutte le app scaricate al di fuori dal Playstore vengono riconosciute come "fonti non attendibili" e bisognerà autorizzare l'installazione di app da sorgenti sconosciute nelle impostazioni del tablet.
L'installazione dura pochi secondi e poi si potrà aprire finalmente WhatsApp su tablet.

martedì 16 ottobre 2018

Il "salvavita"

Comunemente chiamato salvavita, in realtà questo è il nome commerciale di una specifica casa di produzione dato ad un componente elettrico.
Questo componente si chiama in realtà Interruttore MagnetoTermico Differenziale.
Foto di interruttore magnetotermico differenziale

Questo è composto da due diversi moduli, la parte magnetotermica e la parte differenziale ed i muduli si possono trovare anche separati ovvero solo interruttori magnetotermici o solo interruttori differenziali.
Il modulo magnetotermico offre protezione da sovraccorrente, problema che può verificarsi per due diversi motivi:

  • Se al momento vi sono troppi carichi attivi sarà richiesto un passaggio di corrente elevato e questo farà intervenire l'interruttore che, grazie al principio termico ovvero una lametta bimetallica che con il calore si dilata piegandosi, aprirà il circuito.
  • Se in un qualunque punto dell'impianto, anche dentro un elettrodomestico, si verifica un cortocircuito, l'interruttore interviene aprendo il circuito grazie al principio magnetico ovvero avvolgimenti di rame attorno ad una asticella metallica che generano un campo magnetico attirando una sicura la quale a sua volta fa scattare una molla.
Questi componenti sono molto diffusi, gli stessi contatori per l'energia elettrica sono dotati di interruttore magnetotermico.

Gli interruttori differenziali sono invece previsti ed obbligatori per legge in Italia per gli impianti civili, questi offrono protezione da dispersione, guasti che possono portare alla morte per fololgorazione.

giovedì 11 ottobre 2018

Tutti i colori dei LED

Tutti sappiamo quanto i LED siano una tecnologia affermata sia per le illuminazioni tradizionali, sia per quelle decorative.
Dal mondo dello spettacolo a quello dell'arredo urbano ed al design d'interni, i LED sono sempre più diffusi avendo la capacità di esprimere una vasta gamma di colori ed effetti.
Di fatto però esistono LED di soli tre colori ovvero i tre colori primari, combinando i quali è possibile ottenere luce bianca ed i tre colori secondari ed infine tutte le varie sfumature di colore.
In grafica, ad esempio nelle stampanti, i tre colori principali sono:

  • Azzurro (ciano)
  • Rosso (magenta) 
  • Giallo
Per i LED i tre colori principali sono leggermente diversi e sono rappresentati dalla sigla RGB ovvero:
Sigla RGB

  • Red
  • Green
  • Blue
LED dei primi due colori erano già conosciuti e usati in elettronica da molto tempo, ma solo negli anni '90, tre ricercatori giapponesi a lavoro su alcuni semiconduttori, riuscirono a creare i primi LED a luce blu, un sogno fino a quel momento.
La scoperta portò i tre ricercatori a ricevere il nobel per la fisica nel 2014, ma significò soprattutto poter utilizzare i LED, combinando appunto i tre colori insieme, nei campi dell'illuminazione a basso consumo energetico.
Di fatto dunque, un LED che emette luce bianca è in realtà un insieme di tre LED di colori diversi, mentre accoppiando i colori principali a due a due si ottengono:

  • Giallo
  • Viola
  • Azzurro
Le varie sfumature del colore della luce si ottengono invece variando la tensione al LED di un solo colore, ad esempio, alimentando un LED blu ed uno rosso si ottiene luce viola, abbassando la tensione del LED blu si avrà una sfumatura più rosa, viceversa la luce tenderà al viola più scuro.

domenica 7 ottobre 2018

I codici segreti android

Probabilmente in pochi lo sanno e ancora meno li conoscono e se questi codici vengono definiti segreti un motivo c'è!
Ovviamente non si tratta di piani top secret per cambiare l'ordine mondiale, quindi, gli amanti delle teorie cospirazioniste rimarranno delusi, tutti gli altri lettori invece potranno iscriversi alla newsletter a fondo pagina oppure semplicemente condividere il post sui propri profili social.
Ecco allora cosa sono i codici segreti di android: sono "scorciatoie" appositamente programmate per poter entrare in particolari menù di impostazione o di test del dispositivo.
stemma stilizzato con scritta sos android
Di questi codici il più conosciuto è sicuramente *#06# ovvero quello utilizzato per trovare il codice IMEI del proprio smartphone, tuttavia ne esistono tantissimi, alcuni funzionano su tutti i dispositivi, altri dipendono dalla marca del telefono o dal proprio gestore telefonico, per attivarli è sufficiente aprire l'app del telefono del proprio dispositivo e digitarli sul tastierino numerico come un qualunque numero telefonico.
Bisogna tenere a mente che alcuni di questi codici potrebbero resettare il telefono alle condizioni di fabbrica cancellando tutti i file contenuti nelle memorie oppure potrebbero formattare completamente il dispositivo rendendolo inutilizzabile, proprio per questo motivo i codici sono "segreti".
Di seguito ho raccolto alcuni di questi codici:
  1. *#06#  -->  mostra il codice IMEI
  2. *#0*#  -->  apre un menù di impostazioni
  3. *#*#4636#*#*  -->  altro menù di impostazioni
  4. *#*#1111#*#* -->  mostra versione del software FTA
  5. *#*#1234#*#*  -->  mostra versione firmware e PDA
  6. *#7465625#  -->  mostra lo stato di blocco del dispositivo
  7. *#*#232338#*#*  -->  mostra il codice MAC
  8. *#*#2663#*#*  -->  mostra la versione del display
  9. *#*#3264#*#*  -->  mostra la versione della memoria RAM
  10. *#0228# -->  mostra lo stato della batteria
  11. **05***# --> sblocco del codice PUK dalla modalità di emergenza
  12. *#9090# -->  apre un menù di diagnosi e configurazione
  13. *#*#0*#*#* -->  test del display LCD
  14. *#*#0289#*#*  -->  test audio
  15. *#*#0588#*#*  -->  test del sensore di prossimità
  16. *#*#2664#*#*  -->  test del display touch
  17. *#*#0842#*#*  -->  test di luminosità e vibrazione
  18. *#7780# -->  reset ai dati di fabbrica
  19. *2767*3855#  -->  formattazione del dispositivo
  20. *#*#7594#*#*-->  spegnimento del dispositivo
Come anticipato questi sono solo alcuni dei codici esistenti, non tutti funzionano su tutti i dispositivi e alcuni potrebbero cancellare tutti i dati dal dispositivo o addirittura renderlo inutilizzabile pertanto consiglio vivamente di non usarli per gioco!

mercoledì 3 ottobre 2018

Auto volanti, adesso è realtà

Quella che fino a poco tempo fà sembrava solo una fantasia destinata ai migliori film hollywoodiani di fantascienza, quelli che parlano di un futuro molto lontano da noi, ora è realtà. Sono infatti arrivate le prime auto volanti.
Segnale stradale inesistente di aeroporto per auto
Il progetto, partito da alcuni ricercatori statunitensi, è stato recentemente acquistato da una holding cinese, la stessa che controlla Volvo e Lotus, ed è ora pronto per essere lanciato sul mercato negli USA.
La prima auto volante sarà dunque dotata di ali pieghevoli, avrà una autonomia di volo di 600Km ad una velocità di crociera di 160Km/h.
Ovviamente, oltre alla patente, per guidarla sarà necessario il brevetto di volo, decollo e atterraggio saranno effettuabili solo negli aeroporti o in aree private.
Non è ancora stato comunicato il prezzo di questo nuovo ritrovato tecnologico, ma i preordini saranno attivi dal mese di Ottobre.

giovedì 27 settembre 2018

Motori diesel, siamo alla fine!

Fino a pochi anni fà nessuno poteva immaginare che la fine dei motori diesel nel mondo delle auto sarebbe arrivata così presto, le alternative esistevano già, certo, ma nessuna casa costruttrice sembrava avere il coraggio di investire con decisione su alimentazioni alternative.
Simbolo di divieto sulla scritta diesel
Oggi invece lo scenario è completamente diverso, nel giro di pochi anni la situazione si è ribaltata e molte case automobilistiche hanno diretto gli investimenti verso lo sviluppo di propulsori ibridi ottenendo grandi risultati in termini di prestazioni ed efficienza.
Il caso "dieselgate" del 2015 è stato forse uno degli eventi più incisivi per la fine delle motorizzazioni a gasolio, a bordo delle auto del gruppo Volkswagen l'agenzia di protezione ambientale americana riscontrò l'utilizzo di alcuni software che "taroccavano" le emissioni nocive dei motori al fine di rientrare nei limiti di legge, salvo poi che, durante l'utilizzo reale, questi limiti venivano superati anche di 40 volte.
Questo evento ha dato il via ad una presa di coscienza e di posizione sempre più pesante nei confronti del diesel che ormai, in molte città europee, è già stato messo al bando.
Da qui le decisioni delle case automobilistiche, alcune che fermeranno presto la produzione dei motori alimentati a gasolio, altre che promettono di svilupparne modelli sempre più piccoli aiutati da motori elettrici sempre più efficienti.
Insomma il mercato sembra segnato, tanto che cominciano a vedersi i primi incentivi verso i modelli di auto ibride e questo costringe tutti ad interrogarsi sul futuro della propria auto e sulla scelta della prossima vettura.

mercoledì 19 settembre 2018

Costruire un' insegna a bandiera a led

Le insegne a bandiera offrono ottima visibilità per tutte le attività commerciali e volendone creare una propria illuminata a LED ecco come fare.
Prototipo di insegna in plexiglass e led

Per prima cosa bisogna procurarsi le lettere che comporranno la scritta, i materiali migliori a tale scopo sono il plexiglass (trasparente) o l'opalina (bianco opaco), volendo una scritta colorata è possibile apporre su entrambi i materiali alcune pellicole colorate e trasparenti.
Per procurarsi la scritta è possibile rivolgersi a varie attività che forniscono lastre e tubi in materie plastiche e plexiglass.

Infine bisogna procurarsi una striscia di led lunga almeno due volte la scritta, due spezzoni di piattina elettrica con cavi da 0,75mm massimo, due profili a U in alluminio, uno con dimensioni 1X1,5 cm e l'altro di 1,5X1,5 cm e una barretta filettata con quattro dadi.

A questo punto è possibile passare all'assemblaggio del tutto ed ecco come procedere, si comincia tagliando due pezzi uguali della striscia a led e saldando i due spezzoni di piattina elettrica, è fondamentale ricordarsi quale filo è collegato al positivo e quale al negativo quindi, se i due fili della piattina sono dello stesso colore è possibile lasciarne uno dei due leggermente più corto dell'altro. È consigliabile coprire il punto della saldatura con della guaina termorestringente.
Adesso bisogna tagliare due pezzi lunghi quanto la scritta dal profilo a U da 1X1,5, praticare due forellini alle estremità in cui successivamente dovrà passare la barretta filettata ed applicare i led tra i due fori.
Per completare l'assemblaggio bisogna comporre la scritta infilando le lettere di plexiglass nel profilo a U precedentemente preparato con i led e unire i due profili a U con due pezzi della barretta filettata e stretti con i bulloni.
Il profilo a U avanzato, quello da 1,5X1,5 cm, servirà proprio per coprire la barretta filettata ai due lati della scritta e per dare la stessa finitura a tutta la cornice.
A questo punto l'insegna a bandiera è pronta e può essere installata.
Infine alcuni consigli, scegliere un carattere con linee sottili per la scritta è consigliabile per avere meno resistenza al vento e quindi rischio di rottura più basso, inoltre più la scritta sporge dal muro e più serviranno sostegni resistenti. L'ultimo consiglio è di usare due spezzoni di cavo lunghi abbastanza da arrivare al trasformatore 12V senza bisogno di giunte.

giovedì 13 settembre 2018

Inserire sito in Google News

Se avete un vostro blog quello che sto per dirvi sarà sicuramente interessante.
Infatti, se fra le varie tipologie di articoli avete l'abitudine di scrivere vere e proprie notizie potreste richiedere l'inclusione del vostro blog nel circuito Google News.
Google News mostra agli utenti Google notizie contestualizzate sulla base degli interessi con un algoritmo simile a quello utilizzato per mostrare gli annunci di AdSense.
Immagine con scritta breaking news
Prima di richiedere l'inclusione del vostro sito al centro editori di Google News bisogna compiere alcuni passi però.
Per prima cosa bisogna collegarsi alla search console, la pagina dedicata ai proprietari di siti e blog, qui la prima cosa da fare è quella di verificare il vostro sito ovvero collegare il sito web alla vostra mail di Google. I metodi per la verifica del sito sono 4 e sono descritti nella stessa pagina.
Da Google Search Console, una volta che la proprietà è stata verificata, è anche possibile richiedere l'indicizzazione del proprio sito.
Completati questi due passaggi è possibile tornare alla pagina del centro editori di Google News, nella parte in basso saranno visualizzati i siti di cui é stata verificata la proprietà e basterà cliccare sul pulsante "richiedi inclusione" posto affianco all'indirizzo web.
Per completare la richiesta bisognerà compilare un form in cui inserire anche l'indirizzo della pagina all'interno del proprio sito in cui si trovano le notizie, quindi é necessario che queste siano contraddistinte da apposite etichette o tag.
La richiesta di inclusione viene esaminata da Google in tempi che variano da 1 a 3 settimane.
Se l'articolo é stato interessante, per favore, condividilo, potrebbe tornare utile anche ad altri!

domenica 9 settembre 2018

Ecoship, la prima nave da crociera eolica

Anche nel settore dei trasporti marittimi, come precedentemente in molti altri settori, ci si è cominciati ad interrogare sul possibile utilizzo di tecnologie alternative e rinnovabili e motori ibridi.
Il presupposto è che, secondo l'IMO (Organizzazione Marittima Internazionale), oggi solo il 4% dell'emissione dei gas serra dipende proprio dal trasporto marittimo e questo dato è destinato ad aumentare del 72% entro il 2020 se non verranno prese delle contromisure.
Da qui alcune compagnie hanno iniziato ad adeguare le proprie navi rendendole più "ecologiche".
La compagnia finlandese Viking Lines ha aggiunto alla sua ammiraglia, la nave traghetto Viking Grace, una vela-rotore capace di generare energia eolica, questo accorgimento, unito all'utilizzo di motori a gas naturale liquido la rende di fatto una nave passeggeri estremamente ecologica.
Intanto in Giappone la Eco Marine Power sta sviluppando un progetto per applicare vele eoliche e pannelli solari sulle gigantesche navi da carico, i test potrebbero indicare un abbattimento delle emissioni di circa il 40% e questo rappresenterebbe una svolta incredibile in questo settore.
Disegni della nave da crociera eolica Ecoship
E infine nel 2020 dovrebbe arrivare Ecoship, la prima nave da crociera alimentata anche questa da vele eoliche e pannelli fotovoltaici, questi sistemi, uniti ad un design innovativo ispirato alle forme delle balene, dovrebbero garantire una riduzione di consumi ed emissioni del 50%.
Ecoship verrà utilizzata per crociere didattiche nell'ambito dell'ecosostenibilità e come nave laboratorio per ricerche scientifiche in mare.

mercoledì 5 settembre 2018

Il più grave black-out italiano

Non so quanti di voi lo ricordano, ma il più grave black-out della storia in Italia fù quello del 28 settembre 2003.
Saetta simbolo di elettricità sotto simbolo di divieto
Erano circa le 3:00 del mattino e la rete italiana stava importando il 25% del carico totale.
La catena di eventi che portò al black-out totale ebbe inizio per causa di un albero che, essendo troppo vicino ad una delle due reti ad altissima potenza provenienti dalla Svizzera, provocò un arco elettrico scaricando a terra e mandando in protezione la linea.
A questo punto tutta la corrente proveniente dalla Svizzera si riversò sull'unica altra linea disponibile sovraccaricandola e mandando in protezione anche questa.
Gli operatori svizzeri chiesero dunque al gestore di rete italiano di ridurre i consumi di 300Mw, alle 3:21 la rete italiana rientrò nei consumi contrattualizzati con la Svizzera, ma pochi minuti dopo la richiesta di corrente ricominciò a salire.
Alle 3:25 entrambe le linee ad altissima potenza si staccarono nuovamente, una per scarica a terra e l'altra per sovraccarico.
Non potendo più importare corrente dalla Svizzera, tutto il carico richiesto dalla rete italiana andò sulle linee di collegamento con la Francia, ma anche queste andarono in sovraccarico e gli interruttori di protezione si aprirono.
Da qui partì un conto alla rovescia di 2 minuti e 30 secondi al termine dei quali si ritrovò al buio tutta la nazione.
Cominciarono infatti diversi sbalzi di tensione su tutta la rete e la frequenza nominale che è di 50Hz cominciò a scendere.
Entrarono in atto i diversi livelli di protezione dettati dal gestore italiano:
1 Si staccaronno le stazioni di pompaggio e le linee di esportazione verso Austria e Slovenia.
2 Vennero diminuiti i consumi e richiesto alle centrali di aumentare la produzione.
3 Le centrali idroelettriche e termoelettriche che non riuscirono ad aumentare velocemente la produzione furono isolate dalla rete.
4 Infine sopravvenne il distacco totale delle centrali elettriche ed il conseguente collasso della rete.
Il black-out fu risolto gradualmente ed in tempi molto lunghi, alle 9:00 era stata ripristinata la situazione in nord Italia, tra le 16:00 e le 17:00 in centro, alle 19:00 al sud, infine alle 22:00 fu ripristinata la situazione anche in Sicilia.
Solo la Sardegna si salvò dal peggior black-out della storia d'Italia in quanto ell'epoca godeva di una propria rete elettrica indipendente.

domenica 2 settembre 2018

Sorpasso di Huawei su Apple

È ormai ufficiale, i cinesi di Huawei hanno superato le vendite della concorrente Apple nel comparto smartphones e sono adesso secondi solo al colosso coreano Samsung.
Loghi di Huawei e Honor
Il sorpasso avviene in un momento in cui il mercato dei dispositivi elettronici portatili è in calo, ma nonostante questo, grazie alla gamma "low cost" Honor e ai nuovi smartphones di fascia alta, il colosso cinese Huawei ha espugnato l'Europa ed incrementato le vendite.
Certo, il primato Samsung è sempre difficile da battere e resta in testa non di poco, ma del resto fino a pochi mesi fa nessuno si aspettava che Huawei potesse scavalcare Apple e l'aggressività del marchio cinese sul mercato non accenna a diminuire e anzi, continua a immettere sul mercato nuovi modelli in tutte le fasce di prezzo.
Inoltre il caso Huawei fa scuola e adesso i concorrenti Apple si dovranno ben guardare dagli altri marchi cinesi emergenti ovvero Xiaomi e Wiko.

venerdì 31 agosto 2018

Dalla Spagna la prima laurea per influencer

In molti ormai hanno capito le potenzialità del web sfruttando un proprio blog, tanto che l'apertura di nuovi spazi web è in costante aumento, i casi studio italiani, per citarne giusto due, possono essere il il fashion blog della Ferragni o lo specialista di elettronica e informatica Salvatore Aranzulla.
Certo arrivare a guadagnare migliaglia di euro a post non è semplice e non basta scrivere qualche riga per avere il consenso di decine di migliaglia di follower, ma come si diventa blogger di professione, allora? Come si può influenzare il mercato con un solo post sul proprio blog?
Sfondo con scritta professione influencer
Da ottobre una università spagnola risponderà a queste domande con un corso di studi ad hoc, si tratta in particolare dell'Università autonoma di Madrid che, per contrastare il lento ma inesorabile declino del tradizionale marketing e rispondere alle più moderne tendenze ha creato il corso "Intelligence influencers: Fashion & Beauty.
I professori del corso sono professionisti dei settori Beauty e Fashion e per iscriversi al corso, oltre che essere maggiorenni, bisogna avere un proprio blog o canale YouTube.
Il corso sarà fruibile anche online e, al termine delle circa 180 ore previste, si riceverà l'attestato di frequenza.

martedì 28 agosto 2018

Lampade alogene, addio!

Mancano pochi giorni ormai, il decreto europeo che vieta la commercializzazione di lampade alogene entrerà in vigore il 1 settembre.
Questo significa che, come già successo qualche anno fà con le lampadine ad incandescenza, bisognerà dire gradualmente addio anche alle lampadine alogene presenti in modo massiccio nelle nostre case e nei luoghi di lavoro, l'alternativa è chiara, resta la soluzione delle lampade a LED.
Il decreto, che doveva entrare in vigore già nel 2016, serve per ridurre in modo considerevole le emissioni di co2, secondo Enea se ne risparmieranno circa 15 tonnellate entro il 2025 ed il risparmio energetico sarà pari a quello del consumo elettrico di tutto il Portogallo.
Lampadina a led di un faretto
Le lampadine a LED, i cui prezzi si sono già molto abbassati negli ultimi anni, diventando l'unica alternativa avranno prezzi ancora più accessibili, inoltre la loro durata è maggiore di qualunque altra lampadina con una vita stimata di 20 anni, questo dovrebbe produrre un risparmio annuo di più di 100€.

lunedì 20 agosto 2018

Energia Solare

Alla continua ricerca di fonti energetiche alternative al petrolio, illimitate e senza impatti ambientali, una delle migliori soluzioni resta quella dell'energia solare.
In realtà il concetto di energia solare è generale, la nostra stella infatti fornisce energia alla Terra inviando due risorse preziosissime, ovvero il calore e la luce.
In base a quale delle due risorse venga utilizzata, l'energia solare assume nomi diversi, solare termico se si sfrutta direttamente il calore, solare fotovoltaico se invece viene sfruttata la luce.

Solare termico

In entrambi i casi l'energia solare viene "catturata" tramite pannelli, il meccanismo più semplice è quello del solare termico in quanto non avviene alcuna trasformazione ma solo un trasferimento di energia sotto forma di calore dal sole all'acqua.
Pannello solare termico a energia solare
La tecnologia del solare termico prevede un pannello contenente una serpentina ed un serbatoio adiacente, il calore del sole si trasferisce all'acqua presente nella serpentina e viene stoccata nell'accumulo.
Quando viene richiesta acqua calda, questa esce dall'accumulo ed al suo posto entra acqua fredda che verrà successivamente scaldata dalla serpentina.
Una applicazione simile avviene nelle centrali elettriche a concentratori solare di cui parlo in questo articolo.

Solare folovoltaico

I pannelli fotovoltaici, a differenza di quelli solari termici, catturano la luce e la trasformano in energia elettrica.
Pannello fotovoltaico a energia solare
Sono insiemi di componenti elettronici a semiconduttore facenti parte della famiglia dei diodi, questi svolgono la funzione inversa dei LED ovvero trasformano la luce proveniente dal sole in energia elettrica.
La tensione di uscita dei pannelli fotovoltaici dipende dalle dimensioni del pannello stesso e da come viene installato, fondamentale è infatti l'irragiamento ovvero l'esposizione al sole.

mercoledì 15 agosto 2018

Le pale eoliche

Le pale eoliche sono generatori elettrici che trasformano l'energia cinetica di una massa d'aria che si sposta in elettricità.
Il nome tecnico delle pale eoliche è in realtà aerogeneratori, sono composte da quattro elementi, la torre, la navicella o gondola, il rotore e le pale.
Per dare qualche dimensione indicativa, le torri sono alte circa 100/110 metri normalmente, ma possono arrivare a 180 metri di altezza.
Pala eolica sottovento, aerogeneratore
Le pale variano invece dai 30 ai 60 metri di lunghezza.
La navicella, chiamata anche gondola, può ruotare di 180 gradi così da rimanere sempre perfettamente parallela al flusso del vento permettendo alle pale di avere sempre la massima resa.
Non è necessaria una rotazione maggiore della navicella in quanto gli aerogeneratori possono lavorare sia con vento a favore, sia con venti contrari.
Pala eolica sottovento, aerogeneratore
Perchè le pale eoliche possano funzionare i venti devono essere almeno intorno ai 4 mt/s, la loro resa ideale è con venti compresi fra i 12 e i 15 mt/s e la velocità massima dei venti deve essere di 25 mt/s.
Quando il vento che colpisce la pale dell'aerogeneratore è superiore ai 25mt/s un freno all'interno della navicella interviene bloccando il rotore per motivi di sicurezza.
Sempre all'interno della navicella si trova il "moltiplicatore", una serie di ingranaggi che consente di avere un numero di giri superiore rispetto a quelli del rotore, questo serve per garantire la corretta frequenza della corrente alternata che viene generata dalle pale eoliche anche con venti deboli e bassi giri del rotore.
In Europa la frequenza della corrente alternata è di 50Hz, negli Stati Uniti la frequenza è invece di 60Hz.
Le pale eoliche più diffuse sono quelle ad asse orizzontale, cioè con il rotore rivolto nella direzione del vento, questo richiede ovviamente il corretto orientamento delle pale stesse in fase di montaggio, esistono invece aerogeneratori ad asse verticale, questo consente di non doverle orientare.
Due aerogeneratori di un parco eolico
Difficilmente si trova un solo aerogeneratore, generalmente ne vengono montati e collegati a decine formando i parchi eolici.
Per chi volesse dotare una casa o un capannone industriale di un impianto eolico certamente sarebbe difficile collocare una torre alta cento metri e pesante diverse tonnellate sul proprio tetto, per questo è nato il "mini eolico", pale eoliche di piccole dimensioni che possono essere montate su un cornicione e collegate in rete con lo stesso schema degli impianti fotovoltaici.

domenica 29 luglio 2018

Pubblicare App per Android

Prima di pubblicare app per Android è ovviamente necessario programmarle, a tal proposito, chi è un esperto programmatore del linguaggio Java non avrà sicuramente problemi a svilupparne, per chi invece non saprebbe neppure da dove iniziare, in un post precedente ho parlato proprio di come creare app per Android e spiega come programmare senza conoscere il linguaggio Java e la programmazione in generale.
Ottenuto il file con estensione.APK, ovvero quello che permette di installare l'app sul dispositivo Android, sono necessari alcuni screenshot dell'applicazione stessa, una immagine pubblicitaria e un logo.
I formati delle immagini cambiano in base al marketplace che si sceglie per pubblicare l'applicazione, infatti non esiste solo il Play Store di Google, ci sono tantissimi marketplace su cui caricare la propria app, e la maggior parte sono gratuiti.
Logo di busta con mondo disegnato simbolo di marketplace
Purtroppo, a protezione di tutti i dispositivi Android vi è una impostazione che impedisce l'installazione di app provenienti da fonti sconosciute, ma solo il famoso Play Store viene riconosciuto come fonte sicura e questo, di fatto, obbliga a pubblicare la propria applicazione sul marketplace di Google previo pagamento di una "tassa" di 25€ da pagare durante l'iscrizione alla piattaforma Play Console destinata agli sviluppatori.
In ogni caso, a prescindere dalla piattaforma scelta per la pubblicazione, per rendere disponibile l'app al pubblico sarà necessario caricare il file in formato APK, le immagini relative all'app e completare alcuni form relativi al pricing (il prezzo dell'app) ed alla classificazione dei contenuti (sconsigliato ai minori, supervisione dei genitori, ecc.).
Pubblicate la vostra app e scoprite a quante persone puó interessare!

domenica 22 luglio 2018

Rimuovere lo sfondo da una immagine

Chi è appassionato di illustrazione sa bene quanto può essere utile una immagine senza sfondo, purtroppo spesso ci si arrende davanti al costo o alla complessità dei programmi di fotoritocco come Photoshop o il gratuito Gimp.
Rimuovere lo sfondo di una immagine può anche essere facile, veloce e soprattutto gratuito, ed ora svelerò come farlo.
Se si tratta di un disegno in formato JPG con sfondo bianco, un programma preinstallato sul sistema operativo Windows è sicuramente il più veloce ed economico da usare.
Icona di file immagine da JPG a png
Sto parlando del famoso Paint, il programma di disegno di casa Microsoft, proprio grazie a lui sarà possibile ottenere l'immagine a sfondo trasparente.
Per rimuovere lo sfondo bianco di un disegno è sufficiente cliccare sul file dell'immagine con il tasto destro del mouse e dal menù a tendina scegliere la voce "apri con" e selezionare la voce "paint".
A questo punto, senza fare alcuna modifica, in alto a sinistra bisognerà cliccare su "file"--->"salva con nome"--->"immagine PNG", scegliere la cartella di destinazione del file e sceglierne il nome ed ecco l'immagine desiderata senza sfondo.
Se invece si volesse rimuovere la sfondo da una foto, ancora una volta Microsoft viene incontro con una soluzione, questa volta dal pacchetto Office.
Ecco come fare, bisogna aprire un nuovo documento con Word ed inserirvi l'immagine da modificare.
Fatto questo si può selezionare la foto e aprire la scheda "strumenti immagine" nella parte alta della finestra, appena sotto la barra del titolo del programma, uno dei tasti che appare da questa scheda si chiama proprio "rimuovi sfondo".
Il software riconosce in automatico lo sfondo e lo mostra colorato in rosso, se la selezione automatica è corretta, si può confermare l'operazione, altrimenti è possibile selezionare manualmente.
Dopo aver rimosso lo sfondo è possibile cliccare nuovamente sull'immagine con il tasto desto del mouse e selezionare la voce "taglia", aprire Paint dal menù Start e, cliccando nuovamente con il tasto destro del mouse in qualunque punto dell'area di lavoro, cliccare su "incolla".
Per finire bisogna salvare il file come immagine PNG ed anche in questo caso è pronto per essere usato nei vari lavori grafici.

giovedì 19 luglio 2018

Creare App per Android

Creare una propria App per il sistema operativo Android può certo sembrare impossibile per chi non ha conoscenze di programmazione, eppure non è così.
Le applicazioni per smartphone Android sono scritte in Java, un linguaggio di programmazione che sa essere ostico anche per programmatori esperti, ma alcuni servizi web vengono incontro a chi, pur non avendo basi di programmazione, voglia realizzare la propria App.
Icona di app Android in apk
Esistono infatti diverse piattaforme che consentono di programmare un'App Android in maniera visuale, ovvero disponendo a piacimento gli elementi come pulsanti e caselle di testo all'interno di una finestra che rappresenta lo schermo dello smartphone, parallelamente, in una seconda finestra, è possibile inserire blocchi di azioni già strutturati per far eseguire tutte le operazioni al programma; è quindi sufficiente usare un po' di logica e guardare qualche tutorial su YouTube.
La maggior parte di queste piattaforme offre la possibilità di costruire l'app gratuitamente, ma per utilizzarla e pubblicarla è necessario sottoscrivere un abbonamento.
Una piattaforma completamente gratuita invece è MIT App Inventor, questa consente di creare e scaricare gratuitamente la propria App per Android, direttamente online dispone di un pannello facile ed intuitivo ed è disponibile anche in lingua italiana.
Le funzioni offerte dalla piattaforma App Inventor, già piuttosto varie, possono essere implementate grazie a estensioni scaricabili gratuitamente e a pagamento su vari siti, basterà eseguire una ricerca internet di file in formato "aix".
Questo blog dispone di una sua App programmata proprio tramite il portale App Inventor, per scaricarlo dal Play Store di Google cliccate qui.

lunedì 16 luglio 2018

Costruire un lampadario

Diventati ormai veri e propri pezzi d'arredamento, i lampadari devono essere belli esteticamente e devono adattarsi al resto dell'arredamento della casa, oltre che essere funzionali.
Per i più esigenti, quelli che non riescono a trovare il lampadario giusto per il soggiorno o la plafoniera ideale per la cucina, ecco alcuni spunti per costruire un lampadario perfetto.
Tre lampadari costruiti con il fai da te
Per prima cosa bisogna scegliere la forma, rotonda, rettangolare, quadrata, tubolare, ovale, ecc.
Scelta la forma da dare al nuovo lampadario si passa alla scelta dei materiali, certo ci si può rivolgere ad un fabbro per ferro o alluminio, ma se si vogliono contenere i costi è consigliabile optare per altre scelte, in particolare il legno ed il plexiglass; entrambi possono essere facilmente reperiti nei negozi di bricolage e hobbystica, molti offrono anche il servizio di taglio, tuttavia, se si vuole costruire un lampadario dalle forme moderne e bizzarre è meglio rivolgersi a negozi specializzati, loro hanno tutti i macchinari necessari per il taglio e la sagomatura.
Rivolgersi ai negozi specializzati significa anche poter scegliere le migliori finiture per il proprio lampadario, legno grezzo, laccato o rivestito in vari colori, oppure plexiglass acetato (quello trasparente) od opalina (plexiglass opaco).
Data la forma e lo stile desiderato al lampadario si passa alle scelte tecniche, il tipo di lampadine da usare, led, neon o alogene, il tipo di connettore, quelli a vite (E27 o E14) ed i GU10 (la lampadine da barra), sono quelli più usati, ma ne esistono tantissimi, ed ognuno può essere usato in modo differente. Infine bisognerà scegliere le lampadine giuste, in base al connettore utilizzato si possono usare lampadine meno potenti per un effetto di luce soffusa oppure lampadine più potenti per una migliore illuminazione degli ambienti.
Per le lampadine è anche possibile scegliere il tipo di luce (solitamente indicata come temperatura), gialla o luce calda, bianca (tende all'azzurro) o la luce fredda ed infine, alcune lampadine a led sono disponibili a luce naturale (una via di mezzo tra le due precedenti).
Immaginate il vostro nuovo lampadario come elemento d'arredo e realizzatelo!

lunedì 9 luglio 2018

Produrre idrogeno da elettrolisi dell'acqua

La produzione di idrogeno su larga scala si ottiene oggi principalmente dal trattamento dei combustibili fossili, questo perché è il metodo più efficiente per farlo, peccato solo che non sia esattamente una produzione ambientalmente sostenibile.
Tuttavia altri metodi, anche se meno efficienti, esistono e sono decisamente più "green".
Anzitutto l'idrogeno è l'elemento più diffuso sul pianeta, in particolare nell'acqua, legato chimicamente all'ossigeno.
La produzione di idrogeno a partire dall'acqua consente a sua volta più metodi per l'estrazione, quello chimico, combinando l'acqua con altre sostanze, quello biologico, alcune alghe ad esempio riescono a separare l'idrogeno dall'ossigeno e infine si può ottenere idrogeno dall'acqua tramite un processo chiamato elettrolisi.
Quest'ultimo procedimento per la produzione di idrogeno è in particolare uno dei più semplici.
Schema dell'elettrolisi dell'acqua per la produzione di idrogeno
Due contenitori di forma cilindrica, collegati insieme nella parte bassa come nel principio dei vasi comunicanti, sul fondo dei cilindri viengono inseriti due elettrodi in platino. A questo punto basterà fornire agli elettrodi una corrente a bassa tensione (12V) per scindere l'idrogeno dall'ossigeno.
In particolare, in cima al cilindro a cui è collegato il positivo, si libererà l'ossigeno, mentre l'idrogeno sarà in cima al cilindro collegato al polo negativo.
Per la produzione su larga scala il processo di elettrolisi viene alimentato da parchi eolici o fotovoltaici, ma non solo; poichè il processo è il 50% più efficiente se si usa acqua ad alte temperature, alcuni reattori nucleari sono progettati per produrre idrogeno durante il loro funzionamento avendo acqua di raffreddamento a circa 1000 gradi centigradi.

mercoledì 4 luglio 2018

La tecnologia NFC

NFC è l'acronimo di Near Field Communication, tradotto in italiano, protocollo di comunicazione di prossimità.
È una tecnologia wireless sviluppata contemporaneamente da quattro produttori di smartphone e prevede la possibilità di comunicazione bidirezionale fra dispositivi diversi tra loro (non solo smartphone ma anche tablet, POS, auto, sportelli automatici ecc.).
icone del protocollo di comunicazione NFC
Questa tecnologia nasce dalla più vecchia Rfid, questa viene ancora utilizzata, basti pensare alle chiavi di alcune automobili, è sufficiente averle in tasca per poter aprire le portiere, ma anche agli accessi delle aziende in cui basta avvicinare un badge per segnale la propria presenza, negli antifurto domestici dove con un dispositivo chiamato transponder si può disattivare l'allarme o nelle etichette antitaccheggio della grande distribuzione.
La differenza tra le due tecnologie sta nel fatto che la NFC, a differenza della Rfid, è programmabile.
Nei semplici transponder infatti si trova un circuito che, una volta caricato magneticamente, emette sempre lo stesso segnale finché non viene smagnetizzato.
Una etichetta NFC invece può contenere link, immagini, file di testo ecc. e può essere programmata e riprogrammata più volte da un dispositivo collegato al PC o direttamente da uno smartphone.
Seppur vero che la tecnologia NFC ha alcuni limiti, ad esempio la velocità di comunicazione è più bassa rispetto a quella di un collegamento bluetooth e i dispositivi devono essere ad una distanza massima di circa 5 cm per interagire, tuttavia la semplicità del collegamento e del suo utilizzo ne sono un punto di forza enorme.
Attualmente l'NFC viene utilizzato per 3 funzioni:

1) Lo smartphone dotato di questa tecnologia può simulare il funzionamento di una carta di credito o      della carta fedeltà di un negozio.

2) I tag NFC sono etichette adesive che possono contenere svariate informazioni, link, o istruzioni.
    Poste vicino alle opere di un museo, ad esempio, potrebbero farne apparire la descrizione appena        un dispositivo mobile ne entra nel raggio di azione.

3) Lo scambio di file su dispositivi dotati di questa tecnologia è rapido e sicuro.

Non tutti i dispositivi mobili sono equipaggiati con NFC, è però possibile usare alcuni adattatori esterni con collegamento USB e microUSB oppure un adattatore interno che sfrutta l'alloggiamento della scheda microSD.

domenica 1 luglio 2018

Aprire un e-commerce

Indubbiamente, una delle aspirazioni di qualunque professionista freelance è quella di vendere i propri prodotti e servizi sul web, per farlo si usano particolari siti internet definiti e-commerce.
Questi sono dei veri e propri negozi online, ci si può affidare a piattaforme come eBay o Amazon, iscriversi ad alcuni gruppi su Facebook, oppure si può creare un proprio sito di e-commerce.
Purtroppo per creare un sito che permetta di vendere on-line bisogna conoscere diverse cose, ad esempio come impostare un carrello degli acquisti, le schede prodotto, per non parlare dei pagamenti on-line.
Carrello della spesa icona per e-commerce e vendite web online
Solitamente è meglio affidarsi a professionisti, tuttavia non è l'unica strada.
Esiste un ottimo sito in cui offrire i propri servizi, il suo nome è Fiverr, dalla realizzazione di loghi, al copywriting, alla programmazione, qualunque capacità può essere messa a reddito su questo sito.
Qualunque servizio può essere offerto a partire dal prezzo base di 5 dollari, da qui deriva proprio il nome del sito, basterà registrare un account e seguire alcuni passaggi guidati per creare le prime offerte di servizi sul sito.
Se invece si dispone già di un proprio sito, blog o pagina Facebook è possibile integrarvi direttamente l'e-commerce.
È infatti possibile, andando sul sito di ecwid, registrare un proprio account ed integrare all'interno del proprio sito o blog un piccolo codice html fornito alla fine della registrazione.
Anche in questo caso, una serie di passaggi porterà a vendere servizi ma anche prodotti direttamente sul proprio sito.
Con ecwid è possibile inoltre avere lo stesso store digitale anche su più siti, gestendo il proprio e-commerce dal pannello personale all'interno del sito oppure attraverso una comoda app per smartphone.

lunedì 25 giugno 2018

La fibra ottica

Tutti l'avranno vista sugli alberi di Natale artificiali e ne avranno sentito parlare per la connessione a internet, ma cos'è, è come funziona?
Immagine disegnata rappresentante collegamenti in fibra ottica
Da fuori sembra un cavo elettrico, in realtà, al suo interno, al posto di un materiale conduttore come il rame, si ha una fibra di vetro.
Questo cavo, posto davanti ad una sorgente luminosa, trasmette la luce da una estremità all'altra, anche in presenza di curve grazie alle sue proprietà di rifrazione della luce.
Ovviamente, oltre che essere usata come decorazione sugli alberi di Natale o su soffitti in cartongesso, la fibra ottica viene utilizzata per il trasposto di segnali.
I segnali trasportati sono di tipo digitale (solo due valori, 0 e 1 in codice binario), dunque un trasmettitore preleva un segnale elettrico digitale e, per mezzo di un LED lo trasforma in segnale digitale luminoso.
Giunto dalla parte opposta della fibra, un apparecchio ricevente riconverte il segnale luminoso in elettrico.
Il vantaggio dei collegamenti in fibra ottica è dato dalla velocità di trasmissione del segnale, la velocità della luce è infatti decisamente maggiore rispetto alla velocità che gli elettroni possono raggiungere per attraversare un conduttore.

venerdì 22 giugno 2018

Sostituire i terminali barcode scanner

Utilizzati in particolare nelle aziende logistiche (grandi magazzini o consegne) e nella grande distribuzione (supermercati), i terminali barcode scanner possono essere tanto utili quanto costosi.
Inoltre sono generalmente pesanti e ingombranti, ma nonostante l'avanzamento tecnologico, sono ancora ancora utilizzati su larga scala.
Le alternative, anche se poco pubblicizzate, ci sono, basti pensare che praticamente tutti gli smartphone possono leggere codici a barre e QR code, e proprio questa è una delle soluzioni più a buon mercato.
Per sostituire i terminali barcode scanner sarebbero dunque sufficienti gli smartphone, alcuni modelli Android, con buone caratteristiche tecniche costano circa 100€ contro i 600€ di un terminale tradizionale economico. Una delle tante app disponibili su PlayStore potrebbe bastare per svolgere tutte le funzioni software dei vecchi terminali.
Unica pecca degli smartphone è la lentezza di lettura del barcode da parte della fotocamera, per questo motivo, se l'attività lavorativa richiede la scansione di centinaia o migliaglia di codici, sarebbe necessario aggiungere allo smartphone un barcode scanner esterno.
Esiste infatti un piccolo scanner che, collegato direttamente allo smartphone per mezzo di un connettore microUSB, assolve rapidamente alla funzione di lettura di qualunque codice, sia esso barcode o QR code.
Il costo complessivo, tra smartphone e scanner, si aggira intorno ai 200€, un bel risparmio, ed ecco il vostro nuovo terminale barcode scanner!
Di seguito il link al sito del produttore dello scanner per Android:
http://www.riotec.com.tw/AndroScan.html

venerdì 15 giugno 2018

I chip LED

Esistono LED di diverse forme e misure, ognuno adatto per scopi diversi, in elettronica ad esempio si usano i bulbi LED, in illuminotecnica invece, per creare luci decorative sono molto usate le stripLED, ma per creare luci molto forti come faretti o pannelli i più usati sono i chip LED.
Spessi pochi millimetri e con una base di pochi centimetri, su questi componenti vengono realizzati microcircuiti di LED, hanno potenze che vanno dai 10 ai 100 Watt proiettando un fascio di luce fino a 120° di apertura.
Un chip LED a 12V
 Il grosso problema di questi componenti è dato purtroppo dalla dissipazione del notevole calore che producono, usando un chip LED senza un' adeguata dissipazione del calore questo starà acceso per pochi secondi prima di bruciarsi completamente.
La dissipazione del calore è di tipo statico per evitare ulteriori consumi delle ventole e la tipica rumorosità delle stesse, questo però significa avere dissipatori più grandi e pesanti con effetti su tutta la lampada.
Altro problema dei chip LED è dato dalla loro alimentazione: necessitano di 12V di alimentazione ma, per evitare sfarfallii della luce, devono essere pilotati in corrente.
Significa che i normali alimentatori a 12V stabilizzano la tensione in uscita "aggiustando" la corrente, per i LED servono invece dei driver specifici che in uscita danno una tensione di circa 12V mantenendo una corrente costante.
Anche i LED driver appesantiscono la lampada e la rendono più ingombrante.
Un chip LED a 220V
Negli ultimi mesi sono usciti in commercio chip LED funzionanti a 220V, questo perché, grazie alle nanotecnologie, viene costruito il driver direttamente sullo stesso chip dei LED eliminando di fatto uno dei componenti d'ingombro e semplificando di molto i futuri progetti illuminotecnici.
Resta comunque obbligatorio dissipare il calore prodotto dai chip LED.

martedì 12 giugno 2018

Costruire una powerbank

Sono ormai disponibili a prezzi bassissimi, alcune addirittura si ricaricano con un piccolo pannello solare, ma se voleste costruire in fai da te una piccola powerbank vi spiegherò come fare in questo post.
Bisognerà procurarsi solo un portapile per quattro batterie di tipo AA, ovvero le pile stilo, un cavetto con connettore USB maschio da un lato e micro USB maschio dall'altro e quattro pile stilo ricaricabili.
È possibile reperire tutto il metariale presso un negozio di componenti elettronici oppure, si può ordinare tutto online per pochi euro.
Pile e powerbank
Passando ora alla costruzione vera e propria, bisogna per prima cosa tagliare in due il cavo USB ed eliminare un pezzo di guaina da entrambi i lati tagliati, al suo interno si trovano quattro fili, i colori standard sono rosso, bianco, verde e nero, per costruire la nostra powerbank serviranno solo i cavetti rossi e neri che andranno leggermente spelati.
Ora basta attaccare i due fili neri dei connettori al filo nero del portapile e i fili rossi al rosso del portabile, inserendo le quattro stilo ricaricabili la powerbank è già funzionante.
Collegare l'USB ad un caricabatterie o ad un PC farà ricaricare le pile, mentre collegando uno smartphone al micro USB la carica passerà dalle pile al device.
Raccomando di usare solo pile stilo ricaricabili per due motivi:
1) le normali stilo alkaline danno 1,5V, per quattro batterie si raggiunge una tensione di 6V che può essere dannosa per gli smartphone che invece caricano a 5V, le stilo ricaricabili hanno invece una tensione di 1,2V
2) le stilo alkaline, appunto, non sono ricaricabili, queste potrebbero anche scoppiare una volta poste sotto carica e l'esplosione di una batteria generalmente fa un bel botto.
Volendo si può rendere la powerbank più bella inserendo il portapile in una scatolina di plastica e facendone uscire solo i cavi di ricarica.
Si può anche aumentarne la capacità collegando in pelarallelo (rosso con rosso e nero con nero) più di un portapile.
Infine, per rendere la powerbank più efficiente e sicura, la si può dotare di un piccolo modulo elettronico che segnali lo stato di carica delle pile.
Che dire, provate anche voi a costruirvi una powerbank!

giovedì 7 giugno 2018

Costruire un tubo a LED

I tubi a LED sono i naturali sostituti dei classici tubi al neon, costruirli è più semplice di quanto si possa immaginare ed in questo post spiego come farlo.
Tanto per cominciare, in commercio esistono tubi a LED da sostituire direttamente al neon, basta rimuovere la vecchia lampada, lo starter e montare la nuova lampada, questo però è possibile solo se si ha già una plafoniera con attacchi G13 o G15 ovvero le reglette per tubi al neon.
Con il tubo a LED costruito seguendo questa guida non è necessario invece avere plafoniere o cablaggi particolari.
La lista del materiale è corta:
1) tubo in plaxiglass di diametro 20mm
2) bobina di strip LED
3) bandella di alluminio di larghezza 20mm
4) cavo in rame di diametro 0,5mm
5) saldatore e stagno
6) tappi in gomma di diametro 20mm (quelli che si usano al posto dei feltrini su piedi di sedie e tavoli)
La lunghezza del tubo e della bandella varia in base alla lampada a neon da sostituire, 60cm per sostituire tubi al neon da 18W, 120cm per tubi da 36W o 150cm per neon da 58W.
Plafoniera con tubi a LED
Tutto il materiale può essere acquistato in negozi di bricolage e fai da te, solo i tubi in plexiglass sono più difficili da reperire, ma esistono un pò ovunque negozi specializzati in manufatti di gomma e plastica oppure si possono comprare on-line.
Il costo totale si aggira sui 10 - 15€.
Passando alla costruzione vera e propria, per prima cosa bisogna tagliare 2 strisce uguali della strip LED, in base alla lunghezza della bandella di alluminio, solitamente è possibile tagliare ogni 3 LED.
Ora si possono già saldare i cavi ad una estremità di ognuna delle due file di LED, per nascondere le saldature si può usare della guaina termorestringente, ma la cosa importante è segnare i due cavi collegati al positivo in modo da distinguerli da quelli collegati al negativo, le strip LED vanno poi incollate sulla bandella metallica che, a sua volta, va inserita nel tubo in plexiglass. Infine si sistemano i tappi in gomma alle due estremità del tubo, uno dei due tappi deve essere forato per far passare i cavi di alimentazione dei LED.
Bene, non resta che collegare i cavi ad un trasformatore a 12V per far accendere il nuovo tubo a LED.

lunedì 4 giugno 2018

Aumentare i visitatori di un sito/blog

Poco dopo aver creato per la prima volta un proprio sito web ci si ritrova quasi sempre con lo stesso problema: pochi visitatori, scarso traffico e guadagni nulli.
Il rischio è quello di aver speso tempo, magari anche denaro, per avere un sito internet che nessuno guarda.
Purtroppo è normale, creare un sito internet è solo il primo passo per avere una buona visibilità, bisogna compiere una serie di altre azioni per farlo conoscere.
Non esiste un manuale, ma con una serie di accorgimenti si potranno portare i visitatoi sulla propria pagina web.
Esempio di statistiche dei visitatori di un sito
Andiamo al dunque, per prima cosa bisogna assicurarsi di scrivere testi interessanti, inserendo più volte le parole chiave ma senza esagerare.
Anche le immagini devono essere possibilmente di piccole dimensioni, questo per evitare di appesantire le pagine del sito rallentandone il caricamento.
Queste sono le prime due "regole" da seguire per aumentare la qualità dei propri spazi web, non generano visite, ma servono per migliorare l'indicizzazione del sito sui motori di ricerca e quindi sperare di avere dei visitatori da questi.
Altra cosa oggi fondamentale per aumentare le visite su un sito è inserire i tasti di condivisione social: così facendo i primi visitatori, se troveranno informazioni utili ed interessanti, potranno condividere il sito con i propri contatti Twitter, Facebook o Instagram.
Non bisogna dimenticare però di condividere in prima persona i contenuti sui social, questo genera tantissima visibilità al proprio sito.
Infine ci sono i "backlink" ovvero i link del sito web su siti terzi: scrivere risposte interessanti ai post sui forum o blog dello stesso settore inserendo il link alla propria pagina web genera visitatori realmente interessati agli argomenti trattati.
Queste sono solo alcune delle strade possibili per aumentare il traffico del proprio sito web, provate per credere!

domenica 27 maggio 2018

Scrivere un e-book

Scrivere un e-book è un'attività che richiede attenzione, impegno e tempo, è esattamente come scrivere un libro, l'unica differenza per gli e-book sta nella fase di pubblicazione che è molto semplificata grazie alle molte piattaforme esistenti come Amazon, IBS e LaFeltrinelli. Per un libro in formato elettronico infatti la fase di pubblicazione è quasi immediata e non richiede lunghi tempi di attesa e di stampa da parte delle case editrici.
Icona di e-book
Le abilità richieste per scrivere un e-book sono dunque le stesse richieste per scrivere un libro, i contenuti devono essere grammaticalmente corretti e lo stile deve essere scelto in base al tipo di testo da scrivere, un manuale avrà infatti uno stile completamente diverso da un romanzo, da un giallo o da una favola per bambini.
Nato inizialmente come un formato aggiuntivo a quello cartaceo ovvero serviva per permettere a chi volesse leggere un libro su un dispositivo elettronico di acquistarlo a prezzo inferiore proprio perché sono azzerati i costi di stampa, nel tempo la tendenza si è invertita e oggi molti scrittori e autori pubblicano i propri lavori solo in formato e-book.

mercoledì 23 maggio 2018

Creare una cuccia da un bancale

Sempre più persone dedicano tempo al bricolage e al fai da te per recuperare e riutilizzare oggetti che, altrimenti, andrebbero buttati.
Oggi voglio dare un'idea di come creare una cuccia soffice e comoda per gli amici a quattro zampe partendo da un bancale in legno.
Prima di tutto due misure, i bancali hanno normalmente due misure, 800 X 1200 e 600 X 800, se il vostro animale è di taglia piccola si può optare per la seconda misura.
Una volta scelta la misura della futura cuccia procuratevi il bancale, nelle zone industriali sarà facile trovare chi li vende, ma bisogna procurarsi anche un foglio di compensato spesso circa un centimetro e della stessa dimensione del bancale, un materassino in gommapiuma, sempre della stessa misura del bancale e della stoffa per ricoprire successivamente il materassino, meglio se una stoffa plastificata tipo quella delle tende da balcone. Presso i negozi di fai da te come Bricocenter e Leroy Merlin potrete acquistare il foglio di compensato, la gommapiuma e la stoffa plastificata, meglio acquistare anche una graffettatrice, quelle manuali costano circa una decina di euro, serviranno graffette da 1 cm e da 4 cm.
Ora tutto il materiale è a disposizione e si può procedere con la costruzione vera e propria!
Per prima cosa, i bancali hanno utilizzi industriali e di conseguenza non sono rifiniti e possono presentare irregolarità e schegge di legno, una carteggiata con carta vetro a grana spessa prima e una seconda passata con grana più fine renderà il bancale più bello e sicuro.
A questo punto si può verniciare il bancale, una mano di impregnante al solo scopo di proteggere il legno oppure due mani di smalto, anche solo nella parte che rimarrà a vista, sbizzarritevi per colori e fantasia!
Mentre la vernice sul bancale si asciuga si può assemblare il cuscino, basta sistemare il materassino di gommapiuma sul foglio di compensato, aprire la stoffa plastificata centrando bene sul cuscino e girare tutto sottosopra. Per fissare l'insieme è sufficiente tirare bene la stoffa e fissarla con la graffettatrice usando le graffette da 1 cm, fatto questo sui 4 lati il cuscino è pronto!
Ora si può semplicemente appoggiare il cuscino sul bancale asciutto, ma per evitare che possa spostarsi basterà graffettare il bordo del cuscino appena creato su almeno 3 lati del bancale usando le graffette da 4 cm.
Bancale trasformato in cuccia per animali
Ecco il nuovo giaciglio per l'amico a 4 zampe!

mercoledì 16 maggio 2018

Scegliere le password

Che sia un account di posta elettronica o un profilo social, scegliere con cura la password è necessario per tenere al sicuro i propri dati sensibili. Può sembrare banale, ma i malintenzionati sono ovunque sul web, ed i propri dati valgono una fortuna per aziende che profilano milioni di utenti per venderne le informazioni a scopi commerciali, ma come fare a ricordare tutte le password utilizzate per gli account di posta e per i vari facebook, twitter e instagram, e come renderle più sicure? Quasi sempre, una password deve contenere almeno 8 caratteri, tuttavia, per renderla più sicura è meglio optare per una lunghezza di 10/12 caratteri, ma non è tutto, l'alternanza di numeri e lettere e di lettere MAIUSCOLE e minuscole ne aumenta ancora di più la sicurezza. Non sempre è possibile, ma in alcuni casi vengono riconosciuti anche i "caratteri speciali" come trattini, underscore o punti esclamativi, questo rende le proprie password quasi inviolabili.
box di testo per password
Per tenere a mente tutte le password richieste dal web, si compiono generalmente due errori:
1) Utilizzo di nomi e date di nascite propri o di familiari.
2) Utilizzo di una password unica per tutti gli account ed i profili.
Nel primo caso, nel tentativo di violare una password, nomi e date di nascita sono generalmente i primi tentativi compiuti dagli hackers, nel secondo caso invece, riuscire a violare la password utilizzata darebbe accesso a tutti i dati personali presenti su vari profili.
Per questo motivo, se avete optato per una delle due opzioni precedenti, il mio consiglio è quello di cambiare subito tutte le password e per non doverne memorizzare una per ogni profilo ed account è possibile sceglierne 3 o 4, tutte simili, dove cambiare anche solo un carattere.
Infine, per rendere i propri dati davvero inespugnabili, è consigliabile cambiare password almeno una volta al mese.
Adesso datevi da fare, la privacy è importante!